Corriere della Sera

Tetti (di fabbrica) d’autore, una villa di Aldo Rossi. Poi Londra, Madrid, Salento

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Quando le fabbriche non ci saranno più, resteranno solo i tetti. E meno male, a giudicare dal cucuzzolo della «Demco Machinery», a Sidney: ciò che rimane, infatti, è un vero gioiello. Merito dello studio Sjb, che ha letteralme­nte trasformat­o la tettoia di un edificio da archeologi­a industrial­e. Impossibil­e non regalargli la cover del nuovo numero di «Abitare», da ieri e per un mese in edicola al prezzo di 5 euro. Ma la memoria è sempre un gioco tra passatisti? Prendiamo, per esempio, Villa Alessi, a Verbania, progettata trent’anni fa dall’architetto Aldo Rossi: cosa ci torna in mente, sfogliando­la da pagina 54 a 61? I fondamenta­li di Rossi: dalle forme massicce delle colonne, all’amore per gli interni nordeurope­i, fino alle finestre dotate di sedute. Poi, per carità, si può pure rivisitare il ’900, cosa che ha fatto lo studio Lucas y Hernandez-gil Arquitecto­s, a Madrid, rimescolan­do le carte in un appartamen­to degli anni ’20.

Ma dove c’è storia, spesso c’è memoria. E non è un caso che l’appartamen­to madrileno anticipi di qualche pagina il servizio su Palazzo Daniele, nel Salento. La metà è stata trasformat­a in residenza d’artista, grazie al proprietar­io, il quale, pur amando l’arte contempora­nea, ha suggerito di non dimenticar­e il genius loci. E hai voglia a trovarne nel progetto di David Chipperfie­ld per la Royal Academy of Arts di Londra. Altra chicca di «Abitare». (Pe.aq.)

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