Il paese che ha preso il Volo
Castelmezzano s’è inventata la traversata nel vuoto tra le Dolomiti lucane E il turismo del brivido ha frenato lo spopolamento
L’ Aquila Reale, la Civetta, la Grande Madre, L’incudine, la Bocca del Leone. Si capisce già dai nomi che hanno dato alle piccole e bombate Dolomiti Lucane quanta fantasia posseggano gli 800 abitanti di Castelmezzano. Però immaginare di poter volare sino alla vicina Pietrapertosa dal loro paese — fondato da coloni greci riparati nella Valle del Basento intorno al V secolo a.c., poi abitato dai Saraceni e conquistato dai Normanni che costruirono il castello nel quale si installò anche Federico II di Svevia — ci vuole un pindarico volo di fantasia.
La sua… lunghezza è di 1.500 metri e consiste appunto in una traversata del cielo a mo’ di falco pellegrino e cicogna nera, le specie che si ammirano a occhio nudo, sospinti dalla forza del vento, imbracati a un cavo metallico a un’altezza massima di 600 metri dal suolo, raggiungendo anche i 120 km/h di velocità per una durata media di 1’06’’. Il Volo dell’angelo ha segnato la rinascita di questo borgo in provincia di Potenza che si stava spopolando: dà lavoro a 25 persone, è costato 1 milione di euro finanziati dalla Ue, l’anno scorso è stato compiuto da 20 mila persone per un introito di 700 mila euro, mentre l’indotto comprensivo anche dell’attività recettiva (sono sorti 35 B&B) è di 2 milioni. «Questa idea, che ci è venuta una decina di anni fa, quasi per scherzo dopo avere visitato Fantasticable nell’alta Savoia francese — spiegano Donatello Caivano, amministratore unico del Volo dell’angelo e il fotografo, Lorenzo Palazzo — ha segnato la rinascita del paese che adesso rappresenta un’attrazione turistica anche per la sua splendida posizione geografica di belvedere sulle Dolomiti Lucane, i sentieri e la fauna. Siamo diventati un modello di sviluppo economico che ha fatto scoprire al mondo sia noi che Pietrapertosa. I giovani sono rimasti, i soldi li abbiamo spesi per abbellire l’arredo urbano e la rete sentieristica». Una storia di riscatto sociale narrata anche nel film «Un paese quasi perfetto» diretto da Massimo Gaudioso nel 2016 ed interpretato da Fabio Volo e Silvio Orlando.
Tra le comparse scelte tra la popolazione locale c’era Luciano Giannotta, proprietario del Caffè di Luciano che sta al suo posto, all’incrocio tra le due vie porticate che tagliano a metà Castelmezzano dal 1870: «Si deve passare di qua per raggiungere la casa di Ferramosca, il più famoso mago della Lucania che guariva solo le donne, e la scalinata scavata nella roccia che dà accesso alla torre di avvistamento dell’antico Castrum Medianum». Davanti a una bottiglia di gassosa Avena, bevibile solo in Basilicata, parliamo di cinema e di montagna.
Esperta dei sentieri e delle vie ferrate che si dipanano da Castelmezzano agli altri borghi del Parco Gallipoli Cognato è Rossana Tolla, tornata dalla Riviera Romagnola per ritrovare la libertà di una vita più selvaggia: «Il percorso delle sette pietre è forse il più suggestivo per le leggende orali, i colori delle ginestre, i profumi delle spezie selvatiche. Attraversare a piedi queste Dolomiti consente di compiere un’esperienza multisensoriale davvero unica, come scoprire all’interno della Chiesa Madre la statua lignea della Madonna dell’olmo, o i mulini lungo il torrente Caperrino».
La vera avventura è però quella che si compie affidandosi alle mani calme e nodose di Alessandro Cirelli e Rocco Palazzo, gli addetti al lancio del Volo dell’angelo dalla postazione più elevata del paese: «Il cavo sibila tra le ginestre, il vento con la sua energia cinetica soffia dietro agli uomini che vogliono provare a fare gli uccelli. Il panorama — raccontano — è così strabiliante che ogni tensione passa in fretta. La bellezza di planare da queste rocce a quelle di Pietrapertosa è qualcosa di eccelso. Per poco più di un minuto si può essere uccelli. Noi vi aspettiamo nel nido di partenza e in quello di arrivo».