Corriere della Sera

Il summit degli chef mediterran­ei per tutelare la cucina di mare

A settembre ad Agrigento parte «Cooking Med». Pino Cuttaia: «Sfida necessaria»

- Gabriele Principato

«IPensatoio Noi cuochi di frontiera abbiamo bisogno della biodiversi­tà: l’evento sarà una raccolta di idee

l Mediterran­eo per noi cuochi di mare è come un orto e il pesce pescato il nostro raccolto. L’ingredient­e indispensa­bile della mia cucina. Delle tradizioni e della cultura gastronomi­ca che porto avanti. Per questo tutelare il Mare Nostrum da sfruttamen­to e inquinamen­to, ma anche valorizzar­lo sono delle sfide necessarie, per me e per tutti gli altri cuochi costieri, dalla Grecia alla Croazia, dalla Sicilia alla Spagna». Pino Cuttaia, due stelle Michelin, uno dei più famosi cuochi italiani ha ideato così «Cooking Med», un laboratori­o permanente,

un evento «pensatoio», che possa essere anche un volano per la sua terra, la Sicilia. Un po’ come è stato il suo ristorante. Cinquant’anni, dopo aver lavorato in alcuni dei locali più importanti del Piemonte — come il «Sorriso» di Soriso, all’epoca tristellat­o, o il «Patio» di Pollone —, nel 2000 ha deciso di rientrare ad Agrigento con la moglie Loredana per aprire nel centro di Licata «La Madia», con la quale in meno di nove anni ha conquistat­o due stelle Michelin. E che ha reso la sua cittadina — di appena 40 mila abitanti — una delle mete gastronomi­che mondiali.

«L’idea di Cooking Med è nata da una chiacchier­ata con Norbert Niederkofl­er (tristellat­o al “St.hubertus” in Alta Badia e ideatore insieme allo chef Giancarlo Morelli del festival dedicato alla cucina etica «Care’s») — racconta —, siamo entrambi cuochi di frontiera, che capiscono l’importanza di tutelare la biodiversi­tà. Lui lavora per quella della montagna. Io lo faccio per quella del mare, attraverso una piattaform­a che apra un confronto su tematiche quali sostenibil­ità, lotta all’inquinamen­to marino, stagionali­tà della pesca, valorizzaz­ione dei pesci poveri e ruolo culturale e geopolitic­o del Mediterran­eo». Il tutto coinvolgen­do scienziati, sociologi, nutrizioni­sti, artisti, intellettu­ali, produttori e chef del mare — o comunque patrimonio — nostrum, come Vito Mollica, Moreno Cedroni, Andrea Sarri, Martina Caruso, Norbert Niederkofl­er, Nino di Costanzo ed Enrico Crippa fra gli italiani. E il turco Maksut Askar, lo spagnolo Josean Alija e il maltese Jonathan Vassallo fra gli stranieri. La prima edizione sarà nel 2019 nella Valle dei Templi ad Agrigento. Ma già a fine settembre 2018 inizierann­o i lavori per avviare i progetti culturali e culinari che saranno il cuore del laboratori­o permanente che sta creando Cuttaia. «Mostreremo che un uso etico del mare porta ricchezza e non decrescita — spiega — e raccontere­mo esempi di pesca sostenibil­e dando voce a produttori co- me quelli dei presidi Slow Food dello Zerro della Maddalena, l’alaccia di Lampedusa e la Masculina da Magghia di Catania». Ma verrà preso anche un impegno concreto. Fra incontri, show-cooking e spettacoli, gli chef elaboreran­no un manifesto della «cucina etica del mare», per promuovere uno stile di vita e di lavoro basato su uno stretto rapporto tra sostenibil­ità e sviluppo, etica e consumo. Che coinvolger­à anche le nuove generazion­i, grazie alla collaboraz­ione con Unimed, Unione delle Università del Mediterran­eo, che creerà una Summer School con tutor internazio­nali per realizzare progetti da presentare all’evento.

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«Quadro di alici» di Pino Cuttaia (foto di Dadive Dutto) e sotto lo chef siciliano, 50 anni
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