Nordest, Intesa accelera sull’alta velocità e la Pedemontana
Il ceo Messina a 3 mila imprenditori a Marghera: «La strada giusta è finanziare i progetti. Lo faremo»
VENEZIA Ospite d’onore dell’assemblea di fusione tra le Confindustrie di Treviso e Padova l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha approfittato dell’occasione per fare il punto a un anno dall’intervento di salvataggio delle popolari venete. Messina ha ricordato lo stato di pre-fallimento dei due istituti di credito e ha detto che «ci siamo presi cura di 50 miliardi di euro di risparmi degli italiani, di 10 mila persone e di 200 mila aziende, abbiano integrato il più rapidamente possibile i nuovi rami d’azienda e credo che abbiamo fatto tutto il possibile». Il fondo di 100 milioni previsto come ristoro per i risparmiatori danneggiati è solo congelato in attesa che si chiariscano le situazioni a monte e comunque Messina ha confermato di essere disposto a spenderlo anche in un anno.
Intesa Sanpaolo, però, non ha intenzione di guardare al passato, anzi è disposta a farsi carico delle priorità del territorio a cominciare da quelle Il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha partecipato ieri a Marghera (Venezia) all’assemblea che ha portato alla nascita di Assindustria Centroveneto. A destra, il voto degli imprenditori
infrastrutture — Pedemontana e Alta velocità fino a Venezia — reclamate a gran voce dai 3 mila industriali presenti. «Non penso a interventi in equity, la strada giusta è erogare finanziamenti ai progetti e lo faremo. Non è mia abitudine parlare a caso». La stessa disponibilità Messina l’ha garantita per affrontare il nodo della disoccupazione giovanile o meglio del mismatch tra domanda e offerta. Intesa Sanpaolo finanzierà progetti di social housing rivolti a giovani tecnici che si vogliano trasferire nel Nord est e contenere però la spesa dell’affitto. Il tema delle infrastrutture è stato anche il leit-motiv dell’intervento del presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, che ha rivolto un preciso avvertimento al nuovo governo. «Non siamo disposti a transigere, non accetteremo pregiudiziali ideologiche che siano d’ostacolo alla realizzazione delle opere necessarie per lo sviluppo dei territori». Bonomi era presente insieme al numero uno di Confindustria Bologna, Alberto Vacchi, quasi come rappresentazione plastica di quel nuovo triangolo industriale tra Venetolombardia-emilia argomento-principe dell’assemblea di ieri a Marghera.
I presidenti degli industriali di Treviso (Maria Cristina Piovesana) e di Padova (Massimo Finco), infatti, non solo hanno portato a casa la fusione — operazione mai indolore — ma hanno raddoppiato la sfida invitando alla progettazione comune gli industriali milanesi e bolognesi. Emilia e Veneto sono uscite a modo loro dal ‘900 somigliandosi sempre di più per la vitalità delle filiere e delle multinazionali tascabili e Milano apporta al triangolo non solo il peso della manifattura lombarda ma soprattutto il ruolo di città dell’innovazione. Davanti a questo tipo di platea Messina non ha parlato solo di territorio, ha accennato anche all’altra Italia, quella dello spread. «Sono contro la patrimoniale, ma negli ultimi due mesi è come se i mercati ce ne avessero fatto pagare una da 400-500 miliardi di tassa senza però che in parallelo si riducesse il debito pubblico». Un doppio guaio. «Teniamolo a mente», ha ammonito Messina.