Per il Mondiale e il futuro
Largo ai giovani e al talento, primo segnale contro l’australia
MOSCA Largo ai giovani e al talento, ma anche a una visione del mondo più aperta e solidale. La Francia prepara il suo debutto, contro l’australia, e il commissario tecnico Didier Deschamps ha scelto il leader (Griezmann) e i suoi scudieri (Mbappé e Dembélé). Una pazzesca iniezione di tecnica, velocità e futuro che provoca in chi non c’è (leggi: Italia) un’overdose di invidia.
Griezmann, il Piccolo Diavolo, si è guadagnato la menzione d’onore con una decisione da angelo: resterà almeno un altro anno all’atletico Madrid anche se lo cercavano i top team, Barcellona in testa. È calcio di club ma può avere un effetto positivo anche sulla Nazionale e Deschamps lo spiega così: «Il suo comportamento spiega due cose: che è un giocatore e un uomo leale e che nel calcio c’è ancora spazio per i sentimenti. E poi, da commissario tecnico, non posso che essere contento: ha liberato la sua mente prima che iniziasse il Mondiale e adesso potremo averlo tutto per noi».
La Francia ha sempre avuto un grandissimo potenziale tecnico, ma da molto tempo ha smarrito il feeling all’interno del gruppo. Una squadra spaccata in clan, come dimostrato dall’ammutinamento a Sudafrica 2010 e dal caso Benzema, con tutti i suoi addentellati, comprese le accuse alla Federazione di fare sempre scelte molto «bianche». È stata la Francia di chi non cantava la Marsigliese e dell’accusa, arrivata dall’interno di Clairefontaine, che per molti ragazzi che venivano dalle banlieue la Nazionale non fosse più un punto d’arrivo sportivo ma solo un moltiplicatore dell’ingaggio nel club di appartenenza. Un problema che sembra risolto in questo gruppo come sempre multietnico ma unito.
L’australia, in questo senso, presenta un coacervo di razze e religioni ancora più variegato. Milos Degenek, 24 anni, difensore centrale che gioca in Giappone (Yokohama Marinos), è scappato da bambino, alla fine degli anni 90, dalla guerra nella ex Jugoslavia. Viveva in un’enclave serba in Croazia: «Se la mia famiglia fosse rimasta lì saremmo morti tutti. Ho visto cose terribili, che nessun bambino dovrebbe vedere in vita sua. Nel 2000 arrivammo a Sydney con 400 dollari in tasca e due valigie in cui c’era tutta la nostra roba. Non potrò mai dimenticare quei tempi, ma anche come ci ha accolto l’australia, dove ci siamo rifatti una vita. Ora gioco con il cuore per l’australia e per tutti coloro che sono stati, o che sono, dei rifugiati come me». Parole che valgono più di qualsiasi vittoria. soltanto vinta dalla Francia nelle ultime quattro gare d’apertura dei Mondiali (2 pari e 1 sconfitta), contro l’honduras (3-0) nel 2014
Restando all’atletico, Griezmann ha liberato la mente dal mercato: un sollievo ora lo avremo tutto per noi
Importante vincere subito, al debutto, con umiltà: ho una squadra giovane e piena di qualità