Milano, ventottesimo hurrà scudetto
L’EA7 Armani conquista il titolo tricolore domando la resistenza di una grande Dolomiti Trento
È il ventottesimo hurrà di Milano tra i canestri, la gloriosa Olimpia aggiunge un altro scudetto a una storia che si perde nel cuore del precedente secolo ma che rimane viva e attuale nell’era dei «millennials». Trento alla fine è domata: gara 6 è la frontiera della sua bellissima stagione e di una continuità ad alto livello che però non è bastata a migliorare il risultato della scorsa annata, quando fu Venezia a superarla.
Stavolta sul nido dell’aquila bianconera, che perde l’imbattibilità casalinga dopo 12 incontri, si piazza L’EA7, alla fine capace di mandare all’incasso chili, centimetri, ma soprattutto il talento offensivo: gara 6 l’ha stravinta in attacco. Secondo i più era logico che sarebbe finita così. Invece era un’analisi sbagliata perché il basket è una scienza relativamente esatta: a volte il cuore fa miracoli. La Dolomiti Energia ne ha sfiorato uno grande e gara 7 sarebbe stato un premio per quello che ha fatto vedere in una finale che la vede solo superata ma non sconfitta.
Anche per questo il titolo dell’ea7, il terzo della gestione Armani, ha valore. Dopo la rivoluzione della scorsa estate, Milano era accompagnata da grandi attese. I conti ancora una volta non sono quadrati nell’eurolega. Ma in campionato sì, seppure tra qualche
Pianigiani È uno scudetto del signor Armani e di Livio Proli che hanno sempre guardato al lavoro
problema e alcune scivolate. Adesso ci saranno nuovi innesti a fianco di non poche conferme: il senso della continuità tecnica è sempre mancato fin qui all’olimpia, ma forse siamo a una svolta che potrà regalare stabilità.
Di nuovo lenta a carburare, Trento s’è trovata subito intrappolata da uno scarso fatturato offensivo. Invece Milano ha trovato modo di distribuire il bottino, trovando fluidità e geometrie corrette per liberarsi al tiro nei tempi giusti. Ci sono voluti 8 punti di Shields per tenere in volo l’aquila e per portarla al sorpasso del 6’ (1312), prima e unica graffiata di un primo tempo penitenziale. Riacciuffata da Micov, la Dolomiti Energia è finita nella morsa lituana (da Kuzminskas e dall’intraprendente Gudaitis il nuovo allungo, ritoccato da Jerrels per il 25-18 del 9’) prima di consegnarsi a un secondo quarto di vera sofferenza. Milano ha liberato i bombardieri, ha giocato sciolta, ha avuto dagli uomini della panchina un contributo pari a quello dei titolari e ha aggiunto mattoni a mattoni. Di Goudelock il 42-23 del 19’, un segnale di svolta protetto fino al +15 dell’intervallo e baciato da cifre sontuose: 53% al tiro (47% nelle triple), 21 rimbalzi contro 14.
Partita decisa? Trento, con la mira fiacca, è parsa sulle ginocchia. Lo è sembrata ancora di più al quarto fallo di Shields. Ma il riposo forzato del fuoriclasse ha se non altro risvegliato gli altri. L’intensità è cresciuta, il dinamismo pure. Gutierrez ha portato i tuttineri fino al -7 (50-57), L’EA7 ha risposto con le triple di Kuzminskas, Bertans e Goudelock, primo macigno sulla gara. Il secondo l’ha messo il fallo tecnico alla panchina trentina: 64-82, poi 64-84 (36’); troppo anche per i miracoli. Onore all’aquila, scudetto all’olimpia, titolo di mvp a Goudelock. Dopo i titoli a Siena e in Israele, Simone Pianigiani trionfa con Milano, la ex «nemica» che dovrà abituare alla vittoria pure in Europa.
Buscaglia Applausi a Milano Eravamo sempre in ritardo, ma ringrazio questo magnifico gruppo