Corriere della Sera

«Volevo essere come Capirossi: il mio Superman Correre in Ducati sarà un sogno»

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Pasini

BARCELLONA Quando era bambino, e tutti i suoi compagni dicevano di volere fare l’astronauta o il calciatore, Danilo Petrucci raccontava un altro desiderio: «Io volevo diventare Capirossi. Era il mio Superman». Il sogno ora è sempre più vicino perché, a 27 anni, il pilota della Ducati Pramac è stato ingaggiato dalla squadra ufficiale per il 2019-2020. Al fianco di Dovizioso, al posto di Lorenzo. Felice, «perché io la Ducati e Loris li ho sempre respirati fin da bambino, visto che mio papà guidava il camion del suo team Pileri».

Secondo lei perché Bologna ha scelto lei?

«Lavoriamo assieme da quattro anni, c’è un bel rapporto».

E la chiave tecnica?

«La mia crescita, credo. Quando sono arrivato in Motogp ero ultimo in prova, in qualifica e in gara… Ora guido già una moto ufficiale, anche se in un contesto differente, e faccio risultati. Il mio apprendist­ato è ancora in corso, e per questo abbiamo fatto un contratto solo di un anno».

La battaglia contro l’ignoranza motociclis­tica è vinta?

«Sì dai. Ero un pilota grezzo e mi sono affinato: ora mi manca quell’1 per cento che fa la differenza tra vincere o no».

Infatti. In 3 anni e mezzo con Ducati, 6 podi ma zero vittorie.

«Ci sto lavorando…».

Al Mugello c’è stata una constatazi­one poco amichevole con Marquez.

«Eh, non bene. Andavo veloce, avevo la mia miglior partenza Marquez e Dovizioso Marc non è pericoloso, ma si sente invincibil­e Con Dovi non saremo compagni nemici di sempre, ero terzo e alla seconda curva mi trovo decimo grazie alla sua entrata. Da lì poi per risalire consumi le gomme di brutto, e infatti… Peccato, potevamo fare un podio tutto Ducati con Lorenzo e Dovizioso».

Ma Marquez è pericoloso?

«No. Però ha molta autostima, si sente invincibil­e ed è portato a esagerare».

Prendere il posto di Lorenzo le peserà?

«Mah. Fino a Le Mans mi sembrava di doverne ereditare solo il nome, adesso che ha vinto una gara è un’eredità più complessa…».

Si dice che con Dovizioso sarete una coppia di amici.

«Ci sarà una bella collaboraz­ione. Sfateremo il luogo comune dei compagni primi nemici. Io parto gregario».

Dunque lei lo aiuterà se sarà in corsa per il Mondiale?

«Diciamo che io l’anno scorso non mi sarei ingarellat­o con lui…».

Lei tiene da anni un diario. Ha scritto qualcosa sul nuovo contratto?

«Ancora no. Ho bisogno di un momento di calma. Ma penso che scriverò molte impression­i positive…».

Ora poi è anche giornalist­a, columnist de La Gazzetta dello sport.

«Giornalist­a è parola grossa! Ma per uno che ha la licenza media inferiore non è male…».

Nella sua Terni operaia ha vinto la Lega.

«C’è confusione. Da noi la crisi continua, l’indotto delle acciaierie cala e persistono gli effetti dei terremoti. La gente che vive ancora nei container vorrebbe cambiament­o. Io non mi intendo di politica, ma so che dieci anni fa era molto meglio».

Un atleta famoso può fare qualcosa?

«Io sono tornato a vivere lì con la mia fidanzata Giulia. E poi avrei voluto creare un parco per bambini per farli giocare o avvicinars­i alla moto. Mi hanno detto: “Bravo”. Ma mi hanno sempre snobbato…».

La certezza della Ducati ufficiale la distrarrà in queste 13 gare?

«Il 2019 non so neanche che esiste. Quando a novembre mi siederò nel nuovo box, capirò che ho realizzato un sogno. Ma un secondo, eh? Poi tornerò nella realtà, come sempre».

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Il grande salto Danilo Petrucci, 27 anni, oggi guida la Ducati Pramac, ma è stato ingaggiato dalla squadra ufficiale per il 2019-2020 (Lapresse)

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