Corriere della Sera

Il valore di una vittoria e quello degli sconfitti

- di Roberto De Ponti

Alla fine, di questa stagione, resterà solo un’immagine: la stoppata di Goudelock su Sutton all’ultimo secondo di gara 5. Un episodio, anzi l’episodio, che ha deciso il tricolore 2018. Ma il valore di una vittoria si misura prima di tutto dal valore degli sconfitti. E Trento ha dimostrato di essere una grande avversaria, di aver meritato una finale scudetto — la sua seconda consecutiv­a — persa sul campo senza mai smettere di lottare, Esibendo un diamante ormai sgrezzato come Shields. Il tutto al netto delle polemiche, esagerate e inutili, su chi picchiava chi, su chi condiziona­va gli arbitri, su chi avrebbe meritato la vittoria finale. Trento ha giocato una finale come andava giocata, con cuore, muscoli ma anche e soprattutt­o talento. E questo ha reso più sofferta, e quindi più bella, la vittoria di Milano, ovvia e scontata a inizio stagione, ma non del tutto visto il cammino balbettant­e in Eurolega e soprattutt­o l’imbarazzan­te toccata e fuga in Coppa Italia. È facile, pure troppo, per Milano essere sempre la favorita per lo scudetto, vincerlo però è altra cosa. C’è riuscita con le sue armi, una batteria di grandi tiratori e un talento (e un budget...) inarrivabi­li in Italia, ma per superare Trento ha dovuto pure inventarsi squadra, scendere sul terreno di Trento e sudare in difesa. Senza polemiche e senza provocazio­ni inutili. Solo giocando.

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