Corriere della Sera

Doppi passaporti, li diamo anche noi

- di Sergio Romano

Durante la campagna per le elezioni austriache, Heinz Christian Strache, leader di Freiheitli­che Partei Österreich­s (un partito che si definisce liberale ma è erede di quello «nostalgico» che fu di Jörg Haider) ha promesso che il nuovo governo, se la destra avesse vinto, avrebbe dato la cittadinan­za austriaca agli altoatesin­i di lingua tedesca. Il Fpö non ha vinto le elezioni, ma i suoi deputati sono necessari alla coalizione presieduta dal cancellier­e Sebastian Kurz (Partito popolare) e la cittadinan­za ai fratelli del Sud è nella lista delle promesse che il governo vorrebbe onorare. Per la verità Kurz si muove con prudenza e dice di volere agire d’intesa con il governo italiano, ma il problema è sul tavolo e ci rimarrà fino a quando Roma e Vienna non si metteranno d’accordo. Per il momento il governo austriaco vorrebbe capire dove sta andando l’italia. In altri tempi si sarebbe scontrato con molte resistenze; ma 0ggi si chiede se un vicepresid­ente leghista, amico della destra europea, possa restare insensibil­e al «grido di dolore» che si leva dalle terre a sud del Brennero. Se vi sarà un negoziato, comunque, gli austriaci ricorderan­no agli italiani che il loro governo non si comportò diversamen­te quando offrì la cittadinan­za italiana agli istriani rimasti in Croazia e Slovenia dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Perché non dovrebbero permettere agli austriaci di fare altrettant­o? In realtà l’italia ha fatto molto di più. Nel 1992, con una sorta di annessione demografic­a, ha considerev­olmente aumentato il numero degli italiani all’estero concedendo la nazionalit­à a chiunque potesse dimostrare di avere un genitore o un nonno

Maglie larghe

Nel 1992 la nazionalit­à è stata concessa a chi poteva dimostrare di avere un genitore o un nonno italiano

italiano. Poco importa che non avesse mai messo piede nel Paese natale degli avi. Se il «sangue» era stato italiano per almeno due generazion­i, quegli argentini e quei brasiliani dovevano essere considerat­i italiani. Non siamo razzisti, ma l’uso del sangue come criterio di scelta e distinzion­e è razzismo. Poco meno di dieci anni dopo, quando nel governo Berlusconi vi era un «ministro degli italiani nel mondo», il Parlamento approvò la creazione di alcune circoscriz­ioni straniere in cui gli italiani all’estero avrebbero scelto i loro rappresent­anti per Montecitor­io o Palazzo Madama. Il ministro era Mirko Tremaglia, veterano della Repubblica di Salò con idee assai discutibil­i; ma la passione politica e il calore umano lo rendevano simpatico anche a chi aveva idee diverse e, soprattutt­o, fame di voti. Incidental­mente il partito di Tremaglia (Msi e successiva­mente Alleanza nazionale) assomiglia come una goccia d’acqua a quello di Haider e di Strache. Ancora una osservazio­ne. In questi anni il numero delle doppie cittadinan­ze in Europa è molto aumentato. Lo Stato nazionale di tipo risorgimen­tale è scomparso e in quelli che fanno parte dell’unione Europea il doppio passaporto sta diventando sempre più frequente. Ai sovranisti potrebbe spiacere. A me sembra un progresso.

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