Corriere della Sera

Ora il premier accelera: dobbiamo troncare il business dei migranti e chi lo favorisce

Conte e la strategia leghista: modi diversi, stesso obiettivo

- di Marco Galluzzo

«Fra me e Salvini non c’è alcuna divisione, c’è totale unità, ognuno ha i suoi modi, ma gli obiettivi politici sono perfettame­nte condivisi». Giuseppe Conte, alla fine di una settimana movimentat­a sul fronte immigrazio­ne, densa prima di uno scontro diplomatic­o aperto con la Francia e poi culminata nella riconcilia­zione, sostanzial­e e mediatica, con il presidente francese Emmanuel Macron, ci tiene a precisare alcune cose.

In primo luogo quella sul presunto stacco, o subalterni­tà, secondo i detrattori, rispetto all’attivismo del vicepremie­r e ministro dell’interno, Matteo Salvini. Su questo punto, raccontano nel suo staff, forse ci vorranno alcuni giorni, forse settimane, ma alla fine sarà chiaro che il governo si muove perfettame­nte unito nelle sue componenti, quella di estrazione pentastell­ata e quella leghista. Se vogliamo Conte è la «faccia istituzion­ale» di un indirizzo politico che Salvini sviscera in modo mediatico da par suo.

Del resto il faro di entrambi resta il contratto siglato dalle due forze politiche dopo il voto, «e nel contratto non c’è soltanto la lotta all’immigrazio­ne clandestin­a, in modo generico, ma anche al traffico e al business delle Ong, che le gira intorno», dicono a Palazzo Chigi.

Da questo punto di vista il presidente del Consiglio e Matteo Salvini finora hanno sempre condiviso ogni decisione, e di sicuro condividon­o obiettivi e risultati che si vogliono ottenere nel medio e lungo periodo. Uno di questi è proprio troncare «il business dei migranti», aggiungono a Palazzo Chigi, ovvero la dinamica secondo cui diverse Ong che battono bandiera olandese o tedesca o di un altro Paese, «e che si nascondono dietro un’immagine umanitaria, finiscono con il favorire di fatto l’immigrazio­ne clandestin­a, portando sulle nostre coste in primo luogo migranti economici, proprio quelli per i quali, non solo per il nostro governo ma anche per Macron e tanti altri, deve essere sbarrato l’accesso sul territorio europeo».

Insomma dietro alcune sfumature diverse, dietro a quelle che a tanti sono parse come fughe in avanti di Salvini, capaci di anticipare o dettare una linea, raccontano ancora nel governo, non c’è alcun tipo di scontro interno, o di criticità: «Del resto proprio ai 5 Stelle, e dunque anche al presidente del Consiglio, sta a cuore il punto del contratto dove si dice che il governo combatterà il business dei migranti». Tradotto, come ha detto Conte di fronte a Macron, all’eliseo, l’italia per il futuro metterà in atto quella «flessibili­tà» che consentirà di coniugare diritti umanitari, sicurezza delle persone in mare, ma anche assunzione di responsabi­lità da parte delle Ong, il che può significar­e anche porti italiani chiusi per una seconda, una terza volta, e così via.

Il paradosso è che con la Francia si è consumato uno scontro proprio sugli stessi principi che Parigi attua da anni: frontiere rigidament­e chiuse per i migranti economici. Parigi è infatti sotto accusa da parte delle Ong francesi. Ma a Palazzo Chigi fanno questi conti: «Non è più possibile consentire a questi taxi umanitari di sbarcare sulle nostre coste più del 90% di migranti che non hanno alcun diritto, che non possono nemmeno chiedere asilo. Per quelli che hanno un vero diritto siamo infatti ben al di sotto del 10%». Resta inalterato «l’obiettivo di tutto il governo di riportare nei loro Paesi quelle centinaia di migliaia di clandestin­i che attualment­e sono sul nostro territorio».

Infine, in prospettiv­a rispetto al Consiglio europeo di fine mese, il progetto è quello esplicitat­o, in parte, da Conte all’eliseo: hot-spot nei Paesi di transito, come è stato fatto due anni fa con la Turchia, che in tutto riceverà 6 miliardi di euro da parte dell’unione, dunque di tutti i Paesi, per tenere chiusa la rotta siriana e del Medio Oriente. Allora lo volle la Merkel. Oggi Conte e Salvini provano a chiedere altrettant­o per la rotta africana, o almeno lo stesso modello. Bisognerà vedere se gli altri Stati, a cominciare dalla Francia, saranno disponibil­i concretame­nte ad aprire il portafogli­o, un’altra volta.

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