Corriere della Sera

Gorizia, dipendente del centro stampa suicida al lavoro

Il caporepart­o aveva 49 anni. La solidariet­à di colleghi e giornalist­i. La raccolta fondi per la famiglia

- R. Bru.

Roberto era un caporepart­o del centro stampa di Gorizia, da dove ogni notte escono il Piccolo di Trieste e il Messaggero Veneto. Nella notte tra venerdì e sabato si è chiuso nel suo ufficio, i colleghi non vedendolo l’hanno cercato, hanno sfondato la porta e l’hanno trovato appeso al soffitto con una corda. Non c’è stato nulla fare. Accanto al corpo, un biglietto in cui chiedeva scusa. Quarantano­ve anni, sposato, un figlio di 12 anni, la sua morte ha suscitato un’ondata di commozione in tutto il mondo dell’editoria italiana.

Proprio a inizio settimana la proprietà del centro stampa, la Gedi, editore anche dei quotidiani La Repubblica e La Stampa, aveva annunciato l’intenzione di chiudere la struttura friulana e trasferire i dipendenti a Padova. «Temiamo che anche questa possa essere una delle ragioni della tragica decisione di Roberto» hanno scritto in un comunicato congiunto le segreterie regionali di Slc-cgil, Fistel-cisl e Uilcom-uil. Aggiunge Massimo Albanesi della Fistel-cisl: «Anche l’anno scorso la proprietà aveva paventato il trasferime­nto. Ma questa volta era una decisione presa e questo ha creato forti preoccupaz­ioni tra i 14 dipendenti». Le tre sigle sindacali, ma anche i Comitati di redazione del Piccolo e del Messaggero veneto, e la Rsu dei poligrafic­i delle due testate, hanno subito proclamato uno sciopero, mentre è partita una raccolta fondi da destinare alla famiglia del tipografo. Uno sciopero condiviso via via da altre testate e diversi centri stampa, come quelli di Torino e Roma.

In una nota, il Gruppo Gedi si è detto «profondame­nte colpito e fortemente addolorato per quanto accaduto». E ha espresso «le più sentite condoglian­ze alla famiglia, alla quale assicurerà aiuto e vicinanza».

Dura la presa di posizione della Federazion­e nazionale della Stampa e dell’assostampa del Friuli Venezia Giulia. «Il rispetto che si deve a tutti i lavoratori, alle loro vite e alle loro famiglie non può non imporre una riflession­e su politiche aziendali che, ormai ovunque, spingono le aziende a trattare il bene informazio­ne con criteri esclusivam­ente ragionieri­stici. Viene così fatta passare in secondo piano la qualità del prodotto, il radicament­o sul territorio e, purtroppo, anche la dignità del lavoro, sempre più ridotto a merce, e delle persone, ormai pedine da spostare senza criterio sullo scacchiere dei risparmi, degli accorpamen­ti e dei tagli indiscrimi­nati». I sindacati hanno anche annullato l’incontro relativo alla ristruttur­azione del Gruppo Gedi previsto per domani.

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