«Sono donna e scienziata, ecco perché ho tanti nemici Che dolore lasciare l’italia»
La virologa: rischiavo l’ergastolo, ora sono orgogliosa di me
«H di Martina Pennisi a funzionato tutto alla perfezione. Sono fiera e trionfante. Non ho sbagliato niente, neanche una misura. Sono riuscita a mettere tutto nell’esatto posto in cui l’avevo immaginato».
Ilaria Capua, classe 1966, pluripremiata virologa italiana di fama mondiale ed ex parlamentare, non sta parlando di una delle sue scoperte scientifiche ma di un «trasloco multiplo a croce uncinata».
Lo chiama così, scherzosamente, con quell’ironia un po’ amara che le rimane appiccicata addosso, nello sguardo e nelle espressioni del volto, nelle risate ruvide, qualunque sia l’argomento di cui sta parlando. È «il» trasloco: quello di due anni fa, dall’italia agli Stati Uniti nel pieno della bufera giudiziario-mediatica per l’accusa (da cui è stata prosciolta) di trafficare illegalmente virus (e di molto altro).
Lei, che — nel 2006 — dopo aver isolato con i suoi collaboratori il virus africano H5N1 dell’influenza aviaria ha sfidato l’organizzazione mondiale della sanità mettendo a disposizione di chiunque la scoperta in un database aperto, Genbank, e scatenando il dibattito sulla trasparenza e la condivisione dei dati. «È la cosa più importante che ho fatto nella mia vita da scienziata», asserisce.
«Rischiavo l’ergastolo», tiene invece a sottolineare ricordando le accuse rese pubbliche nell’aprile del 2014 da un’inchiesta giornalistica. Fissa l’obiettivo del computer e si prende un’eloquente pausa. Si sta raccontando dagli Stati Uniti, dove vive e dirige l’health Centre of Excellence for Research and Training dell’università della Florida dal 2016, l’anno in cui si è sentita costretta a lasciare il suo Paese e l’impegno a Montecitorio.
Giocherella distrattamente con la macchinetta del caffè. La indica.
«È la prima cosa che ho comprato appena