Il Premio Berto va a Francesco Targhetta per «Le vite potenziali»
Francesco Targhetta, con Le vite potenziali (Mondadori) è il vincitore della ventiseiesima edizione del Premio Letterario Giuseppe Berto per scrittori di narrativa esordienti. Targhetta racconta le storie di tre giovani di un’ azienda informatica che sorge alla periferia di Marghera. La giuria — presieduta da Antonio D’orrico e composta da Cristina Benussi, Giuseppe Lupo, Laura Pariani e Stefano Salis — lo ha definito «un romanzo generazionale, espressione di una contemporaneità problematica, indagine sulle tante lacerazioni di una felicità inseguita e mai definitivamente raggiunta». Trevigiano, 38 anni, Targhetta insegna lettere alle scuole superiori. Ha pubblicato un libro di poesie (Fiaschi, Excogita, 2009) e un romanzo in versi (Perciò veniamo bene nelle fotografie, Isbn, 2012). Le vite potenziali è anche nella cinquina del premio Campiello. Targhetta è stato premiato, con un assegno di 5 mila euro, nel corso della finale del Premio, svoltasi in Casa Berto, a Capo Vaticano, Ricadi (Vibo Valentia). Nella cinquina di finalisti c’erano anche Carlo Carabba, con Come un giovane uomo, (Marsilio), Oreste Lo Pomo con Malanni di stagione (Cairo), Mirko Sabatino, con L’estate muore giovane (Nottetempo) e Matteo Trevisani con Libro dei fulmini (Atlantide).