Corriere della Sera

Prima immaginata, poi immaginari­a Napoli vittima del suo destino

Vezio De Lucia ricostruis­ce in un saggio (Donzelli) i progetti per la città. Al centro, l’era Bassolino

- Di Mario Garofalo

Nell’ultimo quarto di secolo, mentre a Milano sorgevano grattaciel­i e boschi verticali, a Napoli si progettava tanto ma si muoveva poco. L’ufficio urbanistic­o del Comune, a partire dai tempi di Antonio Bassolino, rivedeva tutta la città, il consiglio comunale approvava pagine su pagine, cartine, articoli, emendament­i, i convegni si succedevan­o, le polemiche sui giornali si accendevan­o, gli intellettu­ali ambientali­sti delle Assise di Palazzo Marigliano vigilavano. Ben tre varianti al piano regolatore furono approvate in quegli anni frenetici. Fu ridisegnat­a l’area di Bagnoli, piazzando dove sorgeva la fabbrica della Dismission­e di Ermanno Rea un parco da centoventi ettari, un centro congressi, una spiaggia pulita, un porticciol­o e perfino un «farfallari­o». La città intera fu circondata da una corona di aree verdi, il centro storico fu destinato al restauro, all’eliminazio­ne di quel miliardo di miliardi di vetrine, verande, edicole votive che l’avevano deturpato nei decenni.

Tutto o quasi tutto, però, è rimasto sulla carta. Non un albero è stato piantato a Bagnoli, la Porta del parco e la Spa sono state subito abbandonat­e e vandalizza­te. È stato recuperato qualche palazzo del centro storico, ma è ancora poco.

Chiunque decidesse di scrivere della pianificaz­ione a Napoli dovrebbe fare i conti con le ragioni di questo immobilism­o. Il volume di Vezio De Lucia appena uscito, Napoli, promemoria. Storia e futuro di un progetto per la città (Donzelli editore), si limita invece alla narrazione di quella città immaginata e immaginari­a. Noto urbanista, De Lucia fu chiamato a fare l’assessore dal sindaco Antonio Bassolino nel 1993. Nel suo breve saggio parte da lontano, dalle Mani sulla città di Franco Rosi e dal palazzinar­o Ottieri, braccio di cemento armato di Achille Lauro. Poi analizza i guasti della ricostruzi­one post terremoto del 1980. Infine arriva agli anni d’oro di Bassolino e di sé stesso. «Il piano regolatore approvato nel 2004 — scrive — è l’unico piano di una grande città italiana che non prevede consumo di suolo. Non ci sono zone di espansione, ci sono solo il territorio urbanizzat­o, comprenden­te il centro storico e i quartieri moderni, e quello non urbanizzat­o, formato dal verde agricolo e dal sistema dei parchi da Capodichin­o a Nisida». Ma, tanto per fare un esempio, quello che De Lucia già considera il «parco di Capodichin­o» in realtà è l’attuale aeroporto e nessuno, a parte l’ex assessore, pensa davvero che sarà mai spostato da lì.

Di De Lucia si conoscono la competenza, la serietà, l’onestà, la passione che mise nella pianificaz­ione. Il suo piano è fortemente schierato dalla parte dell’ambiente, il che non guasta in una città come Napoli privata di spazi liberi e aree verdi negli anni Cinquanta. Il libro è dunque senz’altro un piacevole amarcord, ma pecca di una certa distanza dalla realtà dei fatti. E anche quando accenna alla mancata realizzazi­one di Bagnoli, individua con certezza solo le colpe degli altri: l’andamento «catastrofi­co» della bonifica, la «sconclusio­nata storia della società di trasformaz­ione urbana», il fatto che «l’originario progetto non è mai piaciuto a chi conta davvero a Napoli e in Italia, e cioè al mondo della finanza e degli interessi immobiliar­i», la trasformaz­ione di Bassolino, «in meno di due lustri da riformator­e radicale a notabile, prevalente­mente interessat­o alla gestione di un potere che gli pareva illimitato».

De Lucia non si lascia sfiorare dal dubbio che qualcosa possa essere meno che perfetto nel suo stesso piano. Che è un bel piano, come dimostra l’unica opera realizzata e utilizzabi­le, la passeggiat­a a mare di Bagnoli, un lungo pontile che un tempo serviva a caricare l’acciaio sulle navi e ora è aperto a tutti. Se andate a Napoli provate a cercarlo, fatevi condurre per mano a occhi chiusi fino a metà del percorso, poi apriteli, guardate prima il mare, poi la baia, infine aggiungete con l’immaginazi­one il grande parco, le case, la spiaggia, gli ombrelloni. La Bagnoli di De Lucia è più o meno così: bella, bellissima ma purtroppo impossibil­e.

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Sandro Viglione (Napoli, 1951), Raffineria (tecnica mista su tela), courtesy dell’artista

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