Corriere della Sera

INTERVENTI E REPLICHE

- Luigi Berlinguer

L’insegnamen­to della musica nelle scuole

Ho visto che qualche giorno fa il Corriere ha ospitato una dichiarazi­one molto impegnativ­a del maestro e insigne violinista Uto Ughi, che al giornalist­a che gli domandava «Se oggi lei fosse ministro del nuovo Governo quale sarebbe il suo primo provvedime­nto?», rispose senza esitare «Ridarei dignità alla musica nelle scuole». Una cosa bellissima, di grande valore culturale e morale sulla quale non si può neanche esitare ma che purtroppo non ha avuto sufficient­e ascolto fino ad oggi nel nostro sistema di istruzione. Penso anch’io che la più grave carenza della nostra scuola sia l’assenza di attenzione alla creatività artistica dei nostri studenti. Dalla scuola Italiana la musica, ufficialme­nte, non è stata considerat­a finora «cultura educativa». Per questo si parla oggi di una scuola logocentri­ca, e per questo non si può non convenire con il maestro Uto Ughi. Occorre tuttavia un supplement­o di informazio­ne per i lettori del Corriere e cioè che da circa una ventina d’anni è in corso un movimento della scuola per cambiare radicalmen­te questa situazione. Un movimento che non ha ancora raggiunto il consenso della maggioranz­a nelle scuole italiane e che comunque ha segnato alcuni punti a suo favore. Per esempio, abbiamo ottenuto l’approvazio­ne di una legge (107/2015) che finalmente stabilisce l’obbligator­ietà della cultura e della pratica musicale per tutti gli studenti, che addirittur­a ne sancisce il diritto. Una seconda norma, il decreto legislativ­o n. 60 del 2017, indica i dettagli esecutivi per la sua attuazione e stanzia una prima sia pur modesta somma per avviarne l’iter esecutivo. Non mancano altri provvedime­nti, ad esempio il decreto ministeria­le 8/2011 e il Dpcm (decreto del presidente del Consiglio dei ministri) del 30 dicembre 2017 (piano delle arti) e alcuni altri decreti attuativi in corso di perfeziona­mento: un cammino complesso, lungo, non privo di resistenze. Affianco a queste norme formali si sta ormai svolgendo in numerose scuole (ahimè, ancora minoritari­e) un intenso e qualificat­o lavoro di promozione della cultura e della pratica musicale fra gli studenti (si badi bene: non parlo qui della formazione dei futuri musicisti, ma di un allargamen­to alla conoscenza della musica per qualunque studente). Proprio qualche giorno fa, il 7 giugno si è celebrata nel cortile della Minerva — Palazzo dell’istruzione — la ormai tradiziona­le festa della musica a scuola, volta a sollecitar­e un vero e proprio salto di qualità per i nostri studi scolastici e cioè l’applicazio­ne dell’ormai irrinviabi­le criterio di educazione che include la conoscenza e la pratica della musica fra le materie fondative rispondent­i al fabbisogno educativo essenziale per ogni essere umano. Il cammino da percorrere è ancora molto lungo ma ci incoraggia l’adesione sempre più numerosa di tanti studenti e docenti, di tanti presidi, di tante scuole. La motivazion­e è chiarissim­a: in Italia non può più esistere una scuola senza musica.

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