Corriere della Sera

«Il super consulente l’ho presentato io Ma decise Virginia»

Bonafede a La7: nulla da dire alle Camere Roma città complessa, lui è un risanatore

- Di Alessandro Trocino

«Lanzalone? Lo ha scelto la Raggi», dice subito in apertura Alfonso Bonafede, che rompe un silenzio durato qualche giorno per dire la sua sulla vicenda dello stadio. A incalzarlo, a Otto e Mezzo, sono Lilli Gruber e Antonio Padellaro. Il ministro della Giustizia è stato evocato più volte perché considerat­o l’uomo dei 5 Stelle che ha portato Luca Lanzalone — l’avvocato e consulente per lo stadio di Roma, poi arrestato — dentro il Movimento. Bonafede spiega: «Sì, io e Riccardo Fraccaro abbiamo presentato Lanzalone alla sindaca. Ma poi lei ha scelto di avvalersi della sua collaboraz­ione quando lo ha ritenuto necessario». I due esponenti del Movimento, spiega Bonafede, hanno avuto un compito di coordiname­nto e supporto nei Comuni 5 Stelle in difficoltà. «E quando Roma, che è una città complessa da governare, è stata in difficoltà, abbiamo ritenuto opportuno presentare Lanzalone, che aveva risanato la municipali­zzata di Livorno e che era considerat­o una persona di estremo valore e profession­alità».

Bonafede si sente tranquillo: «Io non ho niente da chiarire. Sono venuto a parlarne solo perché si continua a travisare il suo ruolo». Per la stessa ragione non andrà in Parlamento a riferire: «Qualcuno starnazza e dice che dovrei andare in Parlamento. Ma per dire cosa? Il Parlamento non è la ricreazion­e di Renzi, merita rispetto».

Padellaro e Gruber obiettano che forse c’è un problema di selezione della classe dirigente, consideran­do anche i precedenti, da Raffaele Marra in poi. E Bonafede svicola quando gli si chiede se è d’accordo sulla parola «premio» usata da Di Maio parlando della nomina di Lanzalone all’acea: «La parola non mi interessa. Ma le procedure di nomina del presidente di Acea hanno le loro regole che sono state tutte rispettate: il Comune di Roma è socio di Acea e quindi esprime parte del Cda. Probabilme­nte Raggi ha preso in consideraz­ione l’esperienza che Lanzalone aveva fatto nel suo percorso profession­ale». Bonafede rivela di aver presentato lui anche il futuro presidente del Consiglio Conte a Di Maio. Poi spiega che «la differenza tra noi e gli altri è come reagiamo. Una mela marcia ci può essere ma noi intervenia­mo, a differenza degli altri».

Padellaro incalza anche sul linguaggio usato da Salvini: «L’agenda non la detta Salvini — spiega il ministro —. Quanto alle parole, mi interessa solo se sta lavorando bene. Certo, poi ognuno ha il suo linguaggio». Bonafede, abilissimo nel respingere ogni distinguo, non si schiera neanche tra Roberto Fico e Salvini sulla vicenda Orbán e redistribu­zione dei migranti: «Anche Salvini vuole che venga rispettata da tutti, Ungheria compresa, la nostra linea». Poi spiega: «L’italia cammina finalmente a testa alta». Padellaro si inalbera: «Ma come parla? Finora siamo stati sudditi a testa bassa?». «Sì, questa è la mia opinione», dice Bonafede. «Le posso suggerire di non usare un linguaggio che ricorda altri tempi, come l’italietta», dice Padellaro. «Le posso suggerire di non avere pregiudizi?», replica il ministro.

Che poi annuncia che darà lo stop «alla vergognosa legge bavaglio sulle intercetta­zioni» e farà il Daspo per i corrotti, «per allontanar­li dalla Pubblica amministra­zione»: «I cittadini stiano tranquilli, noi dei 5 Stelle teniamo la barra dritta».

La nomina «premio» «Per Di Maio un premio la nomina in Acea? Iter corretto, le parole non mi interessan­o»

«Italia a testa alta» «In Europa finalmente l’italia va a testa alta Fino ad ora ci siamo comportati da sudditi»

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In tv Alfonso Bonafede, 42 anni, ministro della Giustizia, a Otto e mezzo (Imagoecono­mica)

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