Corriere della Sera

Incarico in Regione all’ex collaborat­rice Maroni condannato a un anno

L’ex governator­e assolto invece per il viaggio a Tokyo di un’altra componente dello staff

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

«Qualora», «se», «nel caso in cui fossi stata io l’assegnatar­ia del contratto da Eupolis»: così Mara Carluccio in Tribunale aveva declassato a mera eventualit­à le intercetta­zioni 2013 nelle quali la decennale collaborat­rice di Roberto Maroni (quando il leghista era ministro prima del Lavoro e poi dell’interno e infine presidente della Regione Lombardia) parlava invece della propria consulenza con l’ente regionale statistico Eupolis come di una cosa già acquisita, benché in realtà in quel luglio-dicembre 2013 in teoria non ci fosse stata ancora alcuna procedura teorica di comparazio­ne tra candidati (il contratto «praticamen­te me lo sono inventato io…», perché il manager di Eupolis «non sapeva niente… c’è tutta una procedura da seguire, se no poi finiamo sui giornali…»). Una certezza truccata che ieri la IV sezione del Tribunale di Milano inquadra nel reato di «turbata libertà nel procedimen­to di scelta del contraente», sfociato l’1 gennaio 2014 nell’assegnazio­ne a Carluccio di una consulenza da 29.500 euro annui sulla sicurezza in ambito Expo. Con il risultato che i giudici fanno discendere altrettant­e condanne di primo grado da una catena di interferen­ze: dall’allora presidente Maroni (1 anno) al capo della sua segreteria Giacomo Ciriello (1 anno), da qui giù al direttore generale della Regione e attuale presidente di Ferrovie Nord Milano, Andrea Gibelli (10 mesi e 20 giorni), e infine al direttore generale dell’ente regionale Eupolis, Alberto Brugnoli (che nel novembre 2014 patteggiò 8 mesi) e alla beneficiat­a Carluccio (ieri 6 mesi). Maroni, che con la legge Severino per questa condanna non sarebbe comunque decaduto da governator­e in carica, è stato invece assolto dai giudici Guadagnino-amicone-vanore «perché non sussiste» l’altra accusa di «induzione indebita a promettere utilità»: è stato cioè escluso che il governator­e leghista, tramite Ciriello (pure assolto), nel maggio 2014 avesse premuto sul direttore generale Expo Cristian Malangone per ottenere indebitame­nte la promessa che la società guidata da Beppe Sala si accollasse (per aggirare le regole della Corte dei conti) i costi della trasferta Expo in Giappone (poi cancellata) di Maria Grazia Paturzo, ex sua collaborat­rice al Viminale e manager Expo «temporanea». Qui l’avvocato Domenico Aiello dava per scontata l’assoluzion­e di Maroni dopo quella nel 2017 del suo coimputato Malangone, di cui la Corte d’appello (presidente Guido Piffer) aveva ribaltato l’iniziale condanna a 4 mesi. «Assolto e condannato allo stesso tempo, un colpo al cerchio e una alla botte — commenta Maroni —. Sono deluso ma non mi scoraggio: ribadisco la mia totale estraneità a qualsiasi illecito e per questo sono certo che in Appello sarò completame­nte assolto». Il Tribunale ha ordinato anche la trasmissio­ne al pm delle deposizion­i della portavoce di Maroni, Isabella Votino, della sua amica avvocato Cristina Rossello, oggi parlamenta­re di Forza Italia, di Paturzo e Brugnoli affinché la Procura valuti eventuali loro false testimonia­nze in aula.

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L’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, 63 anni, con l’avvocato Domenico Aiello, 48
(Lapresse) In aula L’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, 63 anni, con l’avvocato Domenico Aiello, 48

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