Corriere della Sera

Spiava per l’arcinemico Iran: arrestato ex ministro israeliano

Gonen Segev, in passato al governo con Rabin e Peres, si è recato anche a Teheran: preso in Guinea Equatorial­e

- Guido Olimpio

Ha spiato per il nemico più duro di Israele: l’iran. Ha mantenuto contatti con agenti iraniani all’estero. Accuse gravi che ne hanno determinat­o l’arresto in Guinea Equatorial­e e l’espulsione verso Israele dove lo hanno messo in cella. È questa la parabola di Gonen Segev, ex ministro israeliano dalla vita spericolat­a. Troppo spericolat­a.

La storia del politico è piena di sorprese, con mosse ad effetto e cadute rovinose. Laureato in Medicina, 62 anni, pediatra, capitano dell’aviazione — ormai congedato —, Segev era entrato nel Parlamento israeliano nel 1992 nelle file del partito Tzomet del famoso Rafi Eitan. Poi si era staccato conquistan­do una certa notorietà in quanto il suo voto alla Knesset fu decisivo per la ratifica degli accordi di Oslo con i palestines­i. Per un paio di anni ha guidato il dicastero dell’energia, con premier Rabin e Peres , quindi è tornato alla vita privata e ai suoi affari. Non sempre puliti. Nel 2004 resta impigliato in una vicenda di stupefacen­ti. È arrestato per aver cercato di contrabban­dare dall’olanda 32 mila pillole di ecstasy: finisce in galera ed esce per buona condotta nel 2007. Impossibil­itato a esercitare la profession­e di medico parte e si trasferisc­e in Nigeria. È qui che inizia la seconda parte delle sua avventura.

Attorno al 2012 — secondo quanto rivelato dalla sicurezza interna, lo Shin Bet — bussa alla porta dell’ambasciata iraniana. Il contatto lo porta nelle braccia degli 007 di Teheran che lo arruolano. Lui sosterrà che sono stati gli ex nemici ad agganciarl­o con la scusa di acquistare materiale sanitario, una possibilit­à di lavoro che ne ha aperta una più intrigante. Segev, sempre in base alle accuse, allarga il suo network cercando di carpire informazio­ni ad altri uomini d’affari israeliani invitati in Africa. Raccoglie dati sul settore energetico, sulla difesa, su personaggi e siti sensibili. Per portare avanti la sua missione si reca almeno un paio di volte in Iran, ha «appuntamen­ti» con i «gestori» khomeinist­i all’estero, usa sistemi di comunicazi­one criptati. Una talpa a tempo pieno, probabilme­nte mossa dal desiderio di denaro.

Alla metà di maggio raggiunge la Guinea Equatorial­e, forse per un altro incontro, ma lo stanno aspettando. La polizia locale lo ferma e lo rispedisce a Gerusalemm­e. Ora sarà interessan­te capire quanto danno ha provocato: per ovvie ragioni alcune parti del suo dossier sono coperte dal segreto.

Deputato-chiave

Il suo voto alla Knesset fu decisivo per la ratifica degli accordi di Oslo con i palestines­i

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