Gentilezza e sensualità
Armani, la t-shirt e il nuovo doppiopetto, da portare anche a pelle «Chiamatemi Giorgio»
«Chiamatemi con il mio nome, semplicemente Giorgio». Ed è un bellissimo messaggio quello che lo stilista consegna al termine della sua sfilata che è fra le più sincere delle ultime stagioni perché è una sintesi della moda Armani in confidenza con un giovane uomo d’oggi per il quale lo stilista sdrammatizza il doppiopetto e rende più sofisticato il jeans. E il senso è proprio in quella semplice frase con la quale saluta i giornalisti, ma che spiega l’ultima uscita di un modello con una semplice t-shirt e la scritta autografa: Giorgio. «Tutti mi dicono signor Armani, ma alla mie età è meglio dare un po’ di confidenza alle persone, essere carino. Così ora do una pacca sulla spalla e dico: chiamatemi Giorgio. È bello, non trovate?». Molto Giorgio.
Come questa sfilata, dove quei «doppiopetto» da manuale armaniano ben si completano ora con i bermuda di seta ora con i nuovi pantaloni classici e maschili ma stretti come i jogging alla caviglia. Altrettanto «confidenziali» sono i tanti gilet che sostituiscono le camicie. Interessante anche il lavoro su denim che — al contrario della giacca cui sopra, resa alla stregua di un giubbotto — Armani fa dialogare con nonchalance con il concetto di eleganza.
Rigidità che si fa versatilità e viceversa. E l’intera collezione è percorsa da una sottile sensazione di gentilezza, ma senza mai perdere di vista la sensualità maschile: da uomini (pericolosi) che piacciono alle donne. I colori a chiudere l’appartenenza: i blu, i grigi, i sabbia in «confidenza» con i turchesi, i giada e gli azzurri. Una garanzia, anche solo quelli.
I giovani uomini vestiti Fendi escono da una caverna scura ma «addobbata» da giocose scritte e da figure mitologiche in neon colorato che sono gli anagrammi e i personaggi secondo la fantasia di Nico Vascellari, l’artista che Silvia Venturini ha scelto per questa stagione. Una collaborazione più incisiva delle precedenti forse perché più sentita dalla stili-
Fendi
Il logo diventa Fiend (demonio) e trascina nel lato oscuro della griffe
sta, che ha lasciato allo scultore carta bianca sulla scenografia ma anche sull’elaborazione dei segni: il logo Fendi che diventa Fiend (demonio) e che trascina idealmente in una «andata-ritorno» nel lato oscuro della griffe. Un gioco: interpretato anche con animali e personaggi spiritosi e paurosi (un ranocchio con gli artigli, per esempio) o con
opposti a sorpresa (come le bermuda che con un pannello diventano gonna o i mocassini con le bande elastiche). Tecnicamente però non ci sono compromessi con il dna: capi performanti (per le lavorazioni e i materiali) ma semplici e funzionali (impermeabili, giubbotti, anorak, pantaloncini, polo) e a tinte di gran gusto.
L’importante è che i «padroni» ci credano perché Rocco Iannone sta facendo veramente un lavoro incredibile per Pal Zileri. Lo stilista affronta il tema della vanità maschile, del mito di Narciso, oggi esasperato con i selfie, i moderni specchi d’acqua. E invita a rompere il riflesso di sé, guardarsi attorno e diventare inclusivi.
Tutto torna. Con le linee morbide dello street e del tempo libero, il gesto sportivo di portare lo zaino o indossare una maglia a pelle, il clash di mescolare il lino con la seta, la leggerezza di una semplice t-shirt con i pantaloni sartoriali a fiori, ma a tinte maschili. Location da cartolina: il chiostro del Museo Diocesano con tanto di coro gregoriano.
Se Alessandro Dell’acqua fa sue le parole del giorno prima di Miuccia Prada e spiega la sua N°21 con lo stesso pensiero — troppo sport e street, aggiungendo un inaspettato mea culpa: «Forse noi stilisti ci siamo messi a fare il lavoro di altri» — proviamo a credergli. «Basta sneaker e non di solo bomber si vive», dice.
Ma nella «lezioncina» conserva il linguaggio (comune) del confort e della praticità: pantaloni hanno l’elastico in vita e le giacche sono leggere come canotte. Poi braghette e camicie a maniche corte molto Cuba style.
Restano fedeli a loro mondo sportswear tendente all’over sexy i fratelli Dean e Dan di Dsquared2: lui macho e lei super aggressiva di conseguenza. Guerrieri entrambi su quei campi di battaglia che sono i club e i locali. Ma al posto del jeans il militare: dai pantaloni ai blouson ai parka ai bomber, in patchwork o contaminati da nylon fluo o a scacchi. Sneakers dalle suole esagerate per lui ma anche per lei.