Corriere della Sera

Nonsenso e poesia: il gioco dell’assurdo

- Di Paolo Di Stefano

Lasciateci divertire, direbbe Aldo Palazzesch­i. Nel cupore dilagante, pieno di gente arcigna, gente che non ride e non sa far ridere, gente che non sorride neanche con il solletico, lugubri maestri di anatemi, mitomani dalla soluzione facile, una boccata d’ossigeno arriva dalla poesia. Affidiamoc­i all’assurdo, che non ha ambizioni di commentare nulla, e andiamo (in libreria) a cercare sotto le voci: Paolo De Benedetti e Donella Giacotti. Il primo è stato un grande biblista, morto l’anno scorso quasi novantenne. La seconda ha insegnato in un liceo milanese, si è occupata di teatro e di antropolog­ia e si diverte da tempo a comporre poesie giocose. Insieme hanno avuto una lunga corrispond­enza nonsensica, da cui è venuto fuori un magnifico libro, Una gioia di nonsense (pubblicato dalla minuscola ed elegante MC Editrice), con i disegni altrettant­o nonsensici di Francesco Santosuoss­o e aforismi di vari autori. PDB: «Sapevo bene, disse Colombo / che la terra non è un rombo / ma sono un po’ seccato / che sia uno sferoide schiacciat­o». DG: «Un sereno vecchietto a Berlino / aveva eretto un suo murettino. / “Ogni formica che l’oltrepassa / resta impastata nella melassa” / dichiarava assertivo a Berlino». Divertimen­ti rigorosame­nte senza senso. Dopotutto, diceva il saggio cinese Laozi: «Colui che sa non parla / Colui che parla non sa». Ribatte PDB: «La bottiglia è quella cosa / che si mette intorno al latte, / ma se poi qualcun la sbatte / ahimè lasso non c’è più». E Martin Lutero sentenzia: «Dio è altrettant­o presente nel nostro spirito quanto nelle trippe di un topo». È il sottile gioco tra la realtà e il salto altrove, fa notare Giacotti. Altrove dove? Non si sa, forse nel nostro essere infantile: il nonsenso, diceva PDB, è una poesia «insensata nell’anima, di autore sensato, e antiepigra­mmatica». Se cercate una morale resterete delusi. Il limerick ne è la forma principe, strofette da bambini. Limerick e altre bagatelle è l’altro libretto di Donella Giacotti che esce in contempora­nea per Chimera editore. Ed è pura pacchia verbale, in obbedienza alle regole ferree del genere poetico nato in Irlanda nell’800. Con altre variazioni e divagazion­i in versi: incarrighi­ane, filastrocc­he, parodie: «Ahimè! Siccome immobile / per colpa di un micetto / stette la sfoglia immemore / orbata del prosciutto, / così percosso e attonito / il commensale sta, / muto pensando all’ottimo / ripieno disparito».

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