Niente decreto legge per i rider: si tratta, tavolo per il contratto
Vertice tra Di Maio e i gruppi di consegne: partiti con il piede giusto
ROMA Non un decreto legge, almeno non adesso. Ma un tavolo tra aziende, associazioni dei lavoratori e sindacati, per riscrivere le regole dei fattorini in bici che consegnano i pasti a casa. Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio alza il piede dall’acceleratore sulla questione dei rider. Domenica, in un’intervista al Corriere, l’amministratore delegato di Foodora aveva detto che con il decreto proposto da Di Maio, che di fatto trasformava i rider in dipendenti, l’azienda sarebbe stata costretta a «lasciare l’italia». Ieri, nell’incontro con tutte le aziende del settore, il cambio di linea del governo: il decreto torna nel cassetto e lascia il passo a un accordo tra le parti da costruire nei prossimi giorni. Fermo restando che «se poi il tavolo non dovesse andar bene — avverte lo stesso Di Maio — interverremo con la norma che avevamo progettato».
Le aziende del settore sono soddisfatte: Foodora dice che si «parte con il piede giusto», Deliveroo sottolinea «di accogliere con favore questa opportunità». Secondo i sindacati un contratto c’è già, quello della logistica firmato a dicembre, che però per i rider è rimasto sulla carta. In ogni caso il tavolo annunciato ieri, nelle intenzioni del ministro, dovrà andare oltre: eliminando il pagamento a cottimo, cioè per singola consegna, e prevedendo un minimo orario, oltre all’estensione per tutti di assicurazione, malattia e maternità.
Entro i primi di luglio, senza il capitolo rider, dovrebbe arrivare il provvedimento che lo stesso Di Maio ha ribattezzato «decreto dignità». Sarà quello il testo in cui inserire la stretta sui contratti a termine, annunciata nei giorni scorsi. Anzi, dopo la frenata sui fattorini, è probabile che questo capitolo venga rafforzato, anche per rispondere all’attivismo dell’alleato di governo Matteo Salvini, che ogni giorno apre un fronte politico nuovo. Cosa potrebbe cambiare sui contratti a termine, resi ancora più flessibili dal governo Renzi all’inizio del suo mandato?
Tornerà l’obbligo di indicare la causale, cioè il motivo per cui si usa questo tipo di contratto invece di quello stabile. Il numero massimo delle proroghe dovrebbe scendere da cinque a quattro. Anche la durata massima potrebbe calare, da tre a due anni. Di Maio dice poi che ci saranno «misure per limitare i licenziamenti selvaggi». Sul tavolo resta l’ipotesi di aumentare l’indennizzo quando viene interrotto un contratto a tutele crescenti, quello del Jobs act senza articolo 18. Oggi arriva fino a due anni di stipendio. Confindustria è contraria a farla salire. Ma la tentazione di andare avanti lo stesso c’è.