Il regno dell’elettronica
Da Thom Yorke ai dj star, 140 show su 10 palchi Festa per una musica che vale 7 miliardi di dollari
BARCELLONA C’è pure un ananas che suona. Non ci sono limiti alla sperimentazione nella musica elettronica e il Sónar, festival che ha fatto ballare Barcellona nel fine settimana, li ha fotografati tutti. Solo lì un progetto come Playtronica, un parco giochi digitale per bambini che trasforma in suoni frutta, giocattoli e anche il corpo umano, può convivere con i 12 mila vinili (tutti catalogati per bpm, le battute al minuto) che James Murphy degli LCD Soundsystem e i 2manydeejays, i fratelli belgi David e Stephen Dewaele, hanno selezionato con gusto e conoscenza della storia della musica unici per 6 ore al giorno nel Despacio, ricostruzione di un piccolo club con la pista circondata da 50 mila watt di amplificazione ad altissima fedeltà.
Il settore gode di ottima salute. Il fatturato mondiale della musica elettronica è cresciuto dai 4 miliardi di dollari del 2011-12 ai 7,3 dell’ultima rilevazione (dati International Music Summit). La leggera flessione (-1,3%) sulla stagione precedente è legata alla continuo travaso di fatturato elettronico verso mainstream, ovvero i dj che diventano produttori delle popstar o quelli che partecipano a festival «generalisti».
Sono spesso nomi da classifica pop, come Calvin Harris (secondo Forbes il più ricco con 48,5 milioni di dollari di ricavi nel 2017), David Guetta e Chainsmokers. «Siamo stati il primo festival a rendere i dj come protagonisti dei palchi. È l’intero ecosistema di questi selector, e non solo i più popolari, che fa scoprire la musica emergente al pubblico, ma il cartellone ha offerto una visione completa di tutta la scena che è fatta anche di spettacoli dal vivo. Vogliamo essere una sorta di Soundcloud offline», spiega Georgia Taglietti, l’italiana a capo della comunicazione del Sónar, che ha chiuso questa 25esima edizione con 126 mila ingressi. Non che mancassero i grandi nomi. Gli headliner di venerdì erano i Gorillaz: i cartoni animati di Damon Albarn hanno preso forma e corpo in una band con l’anima nera, un coro soul e le canzoni del leader dei Blur che starebbero in piedi anche voce e chitarra acustica. Sabato è stata la volta degli LCD Soundsystem, punto di congiunzione fra rock ed elettronica, e Thom Yorke dei Radiohead con il suo progetto solista e le sue inquietudini in veste minimal. Difficile scegliere fra i circa 140 show distribuiti su 10 palchi nel festival che confonde ( e fa confondere) il giorno con la notte. A partire dal titolo delle due sezioni: il Sónar de Día (di giorno) che inizia all’ora di pranzo e chiude fra le undici e mezzanotte, e il Sónar de Noche (di notte) che prende il testimone e tira fino alle sette del mattino. L’obiettivo è quasi sempre (non è il caso della post-classica del pianista islandese Ólafur Arnalds e di un pioniere come Ryuichi Sakamoto scelto per la chiu- sura di domenica) far ballare: i dj africani, la freschezza dell’ugandese Kampire in testa, selezionati da Diplo, la techno del francese Laurent Garnier, un pezzo di storia house come Tony Humphries, o nel palco Red Bull la leggenda dell’afrobeat Tony Allen: dj, performer, compositori, avanguardia chic e pestoni da viaggio chimico.
A rappresentare l’italia c’erano Lorenzo Senni, uno dei protagonisti della trance, e soprattutto Liberato. Nessuno conosce il nome e il volto dell’artista che porta il dialetto napoletano nei ritmi urbani. Anche qui si è presentato (e se non fosse sempre la stessa persona?) davanti all’incuriosito pubblico internazionale con cappuccio della felpa e bandana a oscurarne i lineamenti. La tradizione riletta è stata anche la scelta dell’interessante Rosalía, catalana che prende il flamenco, e anche i suoi passi, e li porta nel nuovo millennio.
La fotografia del momento e lo sguardo al futuro. Sónar Calling GJ273B è la prima trasmissione di un segnale radio, 38 pezzi di musica commissionati dal festival ad altrettanti artisti, a un pianeta situato fuori dal sistema solare potenzialmente abitale. Si chiama Luyten e dista 12,4 anni luce da Barcellona. La recensione degli alieni è attesa per l’edizione numero 50.