Sampaoli, l’uomo solo andrà alla rivoluzione
MOSCA «Il voto alla squadra è 4, a me 8». È solo un’intervista fake della Nación a Jorge Sampaoli, in una rubrica umoristica, però ridendo si dice spesso la verità. Il c.t. è già sotto pressione: interagisce poco con la squadra, passeggia sulla linea laterale del campo ma se deve dare un’indicazione a un calciatore chiama il suo vice e fa parlare lui, si fida sempre e solo degli stessi.
Nessuno si aspettava il pareggio contro l’islanda: è vero che era stata la rivelazione a Euro 2016, però è pur sempre una nazione di 335 mila abitanti (la partita ha fatto uno share tv del 99,6%). La delusione è stata profonda e non è una consolazione che quasi tutte le grandi stanno soffrendo. Il girone con Croazia (giovedì 21 a Nizhny Novgorod) e Nigeria (martedì 26 a San Pietroburgo) è molto più complicato di quelli di Germania e Brasile.
Sampaoli sarà costretto a una rivoluzione. Contro Perisic, ad esempio, sarebbe un bel rischio riproporre Salvio terzino e prende quota la candidatura di Mercado. Biglia e Mascherano hanno sempre rallentato il gioco e uno uscirà (più probabile il milanista) per fare posto a Banega o Lo Celso. Il colpo più clamoroso potrebbe essere Pavon, che ha ben giocato la sua mezz’ora contro l’islanda, al posto di Di Maria. Il «Fideo», però, è uno dei protetti di Lionel Messi e questo conta assai. Quanto a Dybala, che molti tifosi argentini vorrebbero in campo, paga il ruolo simile a Messi. «Potrete vederli insieme in certe fasi della partita», aveva detto Sampaoli prima di Argentinaislanda, ma poi lo juventino non è stato scelto nemmeno per uno dei tre cambi.
Il problema dell’argentina è chiaro: per permettersi tre attaccanti che non «tornano», cioè Messi, Aguero e Di Maria, il c.t. deve schierare giocatori che danno equilibrio, ma Mascherano e Biglia sono poco dinamici. Il Cile di Sampaoli aveva Medel, Vidal, Pinilla e Sanchez: era una squadra di pitbull, questa Argentina no.