Rifinanziamento non risolto Così il futuro è troppo incerto
Quello che chiede l’accusa lo sanno tutti: l’esclusione del Milan dalle Coppe. La camera investigativa a maggio ha rifiutato di concedere al club un patteggiamento ( il settlement agreement) e, nel motivare la bocciatura, ha anche indicato la pena congrua: niente di meno che quella massima. Nell’udienza che inizia questa mattina alle 9 a Nyon, davanti ai cinque membri della camera giudicante ( tre giudici: uno svizzero, uno portoghese e uno olandese, di cui due ex della Corte giustizia europea, un avvocato inglese e un economista polacco), la camera investigativa rappresenta l’accusa. L’argomento principe è stato messo nero su bianco: « Permangono incertezze sul rifinanziamento del debito e sugli effetti passivi da pagare entro ottobre 2018 » . Il Milan non ha fatto passi avanti sul tema e, quando a ottobre scadrà il debito con il fondo Elliott, la continuità aziendale non sarà garantita. E questo nonostante l’impegno di Elliott in caso dovesse diventare proprietario, perché l’uefa voleva una situazione di stabilità a me- dio- lungo termine mentre è ragionevole credere che il fondo rivenderà il club a un altro soggetto. Di fronte a tanta incertezza, era dunque impossibile valutare i piani di rientro del Milan, i cui ricavi dalla Cina sono stati sempre ritenuti troppo ottimisti. Una situazione molto particolare, che non consente di distinguere in maniera netta la posizione del Milan ( club meno indebitato di molti altri) da quello del suo proprietario. Che resta un soggetto difficile da decifrare. In teoria però l’oggetto della discussione dovrebbero essere le violazioni di bilancio negli anni 2014- 2017, quindi il triennio precedente all’attuale proprietà. Ma di fronte all’argomento che i nuovi si troverebbero a pagare le « colpe » dei vecchi, l’accusa non si commuove: vuole la dimostrazione che la gestione attuale è più virtuosa, mentre il 2018 chiuderà ancora in perdita (- 75 milioni) e la scorsa stagione le spese del mercato sono state molto alte. La Camera giudicante dell’uefa oggi dovrà prima di tutto decidere una cosa: se considerare la bocciatura del settlement ( e quindi tutti gli argomenti inerenti) di sua pertinenza o meno. Se entrerà nel merito, potrebbe considerare anche le novità in via di perfezionamento sul piano societario, come l’ingresso di un socio di minoranza: in questa evenienza, il caso resta più complesso e quasi sicuramente serviranno 48, massimo 72 ore per arrivare a sentenza. Se invece riterrà ormai archiviato il no al settlement, aprirà una pratica nuova inerente soltanto alle violazioni di bilancio: le perdite sono « consistenti » la sanzione sarà « molto dura » e potrebbe essere anche più veloce.
Le spese del mercato I ricavi dalla Cina sono sempre stati considerati troppo ottimisti e l’ultimo mercato non ha mostrato una gestione più virtuosa