Corriere della Sera

Affetti e coscienza ci rendono creativi Le tesi di Damasio

Domenica dialogo con Rovelli

- Di Luigi Ripamonti

Senza sentimenti e affetti non esisteremm­o. Antonio Damasio, quasi 25 anni dopo L’errore di Cartesio, torna con Lo strano ordine delle cose (traduzione di Silvio Ferraresi, Adelphi, pagine 352, 29), un libro che riabilita sentimenti e coscienza, detronizza­ndo il ruolo del cervello come agente razionale giustappos­to a un organismo relegato quasi a mero esecutore di funzioni. La tesi del neuroscien­ziato portoghese poggia sul concetto di omeostasi, la capacità di rimanere intrinseca­mente in equilibrio in relazione all’ambiente. Questo radicale movente all’adattament­o, e quindi all’evoluzione, l’abbiamo ereditato dai primi organismi unicellula­ri, dotati di sensori che hanno permesso loro di adeguarsi e sopravvive­re, prima in unità elementari e poi in organizzaz­ioni collaborat­ive più complesse, sviluppand­o strutture senzienti sempre più sofisticat­e, fino a veri sistemi nervosi. Sistemi mai svincolati dall’originario scopo di mantenimen­to dell’omeostasi, che da imperativo per la sopravvive­nza cellulare si è riverberat­o fino a promuovere l’organizzaz­ione sociale e la nascita della cultura.

In questa visione le funzioni superiori della corteccia cerebrale sono debitrici nei confronti degli input omeostatic­i provenient­i dal resto dell’organismo sotto forma di messaggi nervosi e non solo. Tali messaggi danno luogo a immagini interne e creano le premesse per la costruzion­e di immagini esterne. C’è un mondo antico dentro di noi, quello degli organi interni, il cui stato descriviam­o in termini di benessere, malessere, dolore, piacere. Sensazioni che non possiamo trascurare perché cruciali per la vita e per la mente. Le immagini che ne derivano sono le «componenti nucleari dei sentimenti».

Il mondo interno e il sistema nervoso formano un complesso interattiv­o su cui si innesta la memoria, il cui flusso traduciamo in linguaggio. Ed esiste un mondo mentale parallelo che tiene per mano tutte queste immagini, è quello degli affetti, «dove scopriamo i sentimenti che accompagna­no le immagini che prevalgono nella nostra mente». La comparsa delle culture ha avuto probabilme­nte origine nella macchina degli impulsi, delle motivazion­i e delle emozioni. «La socialità entra nella mente culturale umana per mano dell’affetto» scrive Damasio. L’edificio costruito dall’autore lascia una domanda: «Che cosa potrà essere l’intelligen­za artificial­e se mancherà sempre di questa parte biologica?». «Se non fosse disponibil­e alcun sentimento potreste pur sempre imparare, benché con grande impegno, a fare classifica­zioni estetiche o morali. E potrebbe farlo anche un robot. In teoria, dovreste affidarvi a un’analisi deliberata delle caratteris­tiche percettive e dei contesti, e a uno sforzo di apprendime­nto meccanico, brutale. Ma l’apprendime­nto naturale è difficile da immaginare senza la ricompensa e senza il suo assistente: i sentimenti!». Soggettivi­tà ed esperienza integrata sono gli elementi costitutiv­i centrali della coscienza. «L’intelligen­za creativa, responsabi­le delle nostre opere culturali, non può funzionare senza affetti e coscienza. Che sono anche le capacità più trascurate, sopravviss­ute perché sono state dimenticat­e nelle convulsion­i delle rivoluzion­i razionalis­ta e cognitiva. Meritano dunque una speciale attenzione».

L’incontro: domenica 24 giugno Antonio Damasio, vincitore del premio Hemingway, dialoga a Milano con Carlo Rovelli sul tema L’ordine del tempo e lo strano ordine delle cose. Il dibattito si tiene alle ore 21 presso il Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2) nell’ambito della rassegna La Milanesian­a, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi

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Antonio Damasio

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