Sindaci e coalizione Zingaretti lancia il «modello Z» L’alt dei renziani
Il governatore del Lazio: il Pd non è morto Io punto di riferimento perché non parlo
ROMA «Ma dove l’avete vista, la mia frenata?». Nicola Zingaretti sorride, allarga le braccia e allunga il passo, non prima di aver invitato i cronisti a considerare con attenzione l’assemblea ieri in Regione Lazio «con duecento sindaci, metà dei quali non sono del Pd». E guai a scherzare sui campanili rossi buttati giù dalla furia populista, perché il governatore non ha voglia di riderci su: «Il Pd è morto? Ma andiamo... Io sono un punto di riferimento perché, a differenza di altri, non parlo».
Il suo motto è lavorare e tacere. Il suo progetto è ripartire dal territorio per aprire i confini del partito in una alleanza il più possibile «larga, diversa e plurale». Una coalizione che abbia il Pd al centro e tenga dentro Leu, i movimenti, le liste civiche e le associazioni.
È il «modello Z», che ha vinto il 4 marzo e che il presidente del Lazio rilancia con tutti i crismi della lettera maiuscola: «L’esistenza di questa La sfida
● Nicola Zingaretti, governatore del Lazio dal 2013, è tra gli aspiranti alla segreteria pd
● Convinto della necessità di partire dal territorio, ha lanciato l’«alleanza del Fare» coinvolgendo decine di sindaci
● Ieri a Roma, incontrando i sostenitori del progetto, ha auspicato che il congresso del Pd si faccia prima delle Europee della primavera prossima Alleanza del Fare ci dà speranza e fiducia per combattere».
L’ala sinistra del Pd è pronta a sostenerla, i padri nobili e gli ex ministri anche, mentre tra i renziani cresce l’allarme. Matteo Orfini derubrica la storica débacle nelle regioni rosse a semplice «sconfitta politica» e prova a stoppare la corsa dell’avversario interno: «La soluzione non sono le coalizioni larghe fatte a prescindere». Un avviso che non sembra aprire all’idea che «Zinga» possa essere incoronato nell’assemblea di luglio, anche dai renziani. Ipotesi che non piace nemmeno al diretto interessato, il quale punta alle primarie.
L’unico candidato in campo trova nel disastro di Siena, Pisa, Imola, Massa le energie per cambiare passo: «Bisogna combattere. Quanto sta avvenendo deve spingerci a muoverci in spirito di collegialità». E medita su come «riorganizzare le forze» per raccogliere la sfida della destra.
Dalle beghe e dalle formule