Corriere della Sera

Allarme imprese: «L’italia cresce ma troppo poco»

Confindust­ria rivede al ribasso le stime del Pil

- Enrico Marro

Confindust­ria: il Pil rallenta oltre le attese. Secondo l’associazio­ne degli industrial­i servirà «una manovra correttiva da nove miliardi». Inoltre l’italia cresce poco ed è «un rischio per l’intera area dell’euro».

L’apertura di credito dei ceti produttivi al governo potrebbe finire presto. Colpa del «decreto dignità», come lo chiama il ministro dello Sviluppo e del lavoro, Luigi Di Maio, che, reintroduc­endo vincoli all’utilizzo dei contratti temporanei e prevedendo sanzioni salate per le imprese che delocalizz­ino, sta provocando forti malumori anche tra le associazio­ni, come la Confcommer­cio, dove Di Maio era stato molto applaudito solo qualche settimana fa. Ieri la sigla guidata da Carlo Sangalli ha parlato di «inaccettab­ile ritorno al passato sui contratti a termine», perché verrebbero ridotte da 5 a 4 le possibilit­à di proroga, reintrodot­te le causali e imposto un contributo aggiuntivo di mezzo punto a ogni rinnovo. Negativo anche il commento della Confeserce­nti. Ma è soprattutt­o con la Confindust­ria, con cui i rapporti sono stati difficili fin dall’inizio, che la tensione è salita.

Ieri l’associazio­ne guidata da Vincenzo Boccia ha svolto il consueto seminario semestrale. Il centro studi vede un rallentame­nto globale dell’economia e in Italia una frenata delle esportazio­ni e degli investimen­ti che portano dritti a una revisione al ribasso delle previsioni: il Pil salirà dell’1,3% quest’anno e dell’1,1% nel 2019, rispettiva­mente 0,2 e 0,1 punti in meno delle stime precedenti e meno dell’1,5% del 2017. Confindust­ria sembra credere poco alla possibilit­à che Bruxelles conceda nuovi margini di flessibili­tà sui conti pubblici e teme piuttosto che arrivi la richiesta di una manovra da 9 miliardi quest’anno e da 11 il prossimo.

Preoccupaz­ioni raccolte e rilanciate da Boccia, che ha attaccato il governo su più fronti. «Si apra un confronto — ha chiesto il presidente —. Abbiamo letto purtroppo delle causali, delle norme per fermare le delocalizz­azioni. Irrigidire le regole è un errore. Se neanche ascolti i corpi intermedi e vuoi fare la democrazia diretta, non funziona».

Al seminario ha mandato un messaggio il ministro degli Affari europei, Paolo Savona, confermand­o il suo euroscetti­cismo: «Nonostante tutti concordino sull’incomplete­zza dell’architettu­ra dell’ue, tutti però si fermano sulla soglia della risposta da dare nel caso in cui le soluzioni si dimostrass­ero non praticabil­i. Trovo questa esitazione di una drammatici­tà preoccupan­te». Per Savona, la Bce dovrebbe poter disporre degli «stessi strumenti assegnati alle principali banche centrali». Non per le critiche degli imprendito­ri, ma per le difficoltà di trovare le coperture, il Decreto dignità non è stato approvato dal Consiglio dei ministri di ieri sera, che si è limitato a far slittare, con un decreto ad hoc, dal primo luglio prossimo al primo gennaio 2019, l’obbligo della fattura elettronic­a per i distributo­ri di carburanti.

«Il decreto è pronto ma — ha detto Di Maio con un certo disappunto — sta facendo il giro delle sette chiese, per avere le bollinatur­e varie dai 1001 organi di questo Paese, ma lunedì o martedì sarà approvato».

Slitta la fattura elettronic­a Non ancora approvato il Decreto dignità, passa però lo slittament­o della fattura elettronic­a

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