Germania, disfatta nazionale
I tedeschi crollano e per la prima volta nella loro storia lasciano un Mondiale nel girone eliminatorio
Icampioni del mondo in carica vanno a casa. Nel modo più imprevisto. Contro la squadra che non ti aspetti. La Germania esce sconfitta dalla Corea del Sud ed è una disfatta nazionale. Perché era un’abitudine vedere la nazionale tedesca arrivare, almeno, fino ai quarti. Il momento no di tutto un Paese che accomuna i destini di Angela Merkel e Joachim Löw. Passa il turno, invece, un’altra grande, il Brasile, che supera in scioltezza la Serbia con due gol: agli ottavi incontrerà il Messico.
Contrordine compagni. KALININGRAD La Germania che sembrava improvvisamente rinata, va a casa col primo volo. E lo fa in grande stile, regalandosi non solo «una Corea», ma anche «una Svezia», quasi in un percorso di amarcord delle grandi disfatte dell’italia, l’avversario di sempre. Con la vittoria svedese sul Messico, i campioni del mondo sarebbero eliminati anche con il pareggio, ma non si accontentano: la Sud Corea, fin lì a zero punti e già abbondantemente eliminata, segna due gol nel maxi recupero e costringe la
National Mannschaft all’ultimo posto del girone.
La vittoria al 95’ in rimonta contro la Svezia era stata solo un’illusione, che rende l’uscita di scena ancora più teatrale e ravviva anche la maledizione dei campioni uscenti, che vengono arrotati già al primo turno: dopo la Francia (2002), l’italia (2010) e la Spagna (2014) nessuno però si sarebbe mai aspettato il crollo della Germania, che nella sua gloriosa storia era uscita al primo turno solo quando si giocava in partita secca (nel 1938, con la Svizzera). Per cui l’eliminazione ai gironi è una primizia assoluta. E il c.t. Joachim Löw, in carica da 12 anni, non cerca scuse: «C’è una delusione enorme, ma non meritavamo di andare agli ottavi. La squadra ha provato a vincere, però non abbiamo creato le occasioni giuste. Quando abbiamo saputo che la Svezia stava vincendo, dovevamo aumentare la pressione e invece, nella partita decisiva, abbiamo perso la nostra facilità di gioco, la nostra classe, il nostro dinamismo. Abbiamo meritato di uscire. La colpa è tutta mia». Dopo il raddoppio svedese, ai tedeschi basterebbe un golletto appena per arrivare secondi. sotto Ma ritmo, la Germania legnosa. è In slegata, una parola: irriconoscibile. E così il suo attaccante più pericoloso diventa il difensore Hummels, che di testa però non riesce a segnare. Così come Muller, che a sorpresa era partito in panchina, nel tentativo di Löw
di trovare un passo diverso sulla trequarti con Goretzka. Il portiere coreano, scomposto ma efficace, arriva dove non riescono i suoi difensori, però con 6’ di recupero, l’assedio della Germania sembra poter regalare un altro colpo di coda. Invece è il contrario: segna Kim, su assist involontario di Kroos, l’uomo che aveva tirato la Germania giù dall’aereo, inventando il gol partita con la Svezia. Il guardalinee alza la bandiera, ma la Var lo sconfessa, vedendo il tocco del tedesco: 1-0 regolare e psicodramma iniziato. Ma il recupero diventa di 9’ e la figuraccia si ingigantisce: Neuer salito in attacco perde palla, sul lancio coreano si invola Son, la stella del Tottenham, che segna a porta vuota e sogna che un’impresa del genere possa valergli la dispensa dai 21 mesi di leva obbligatoria.
Il modello tedesco invece si risveglia all’improvviso con le occhiaia e il cerchio alla testa: presunzione, pancia piena, tensioni interne, problemi politici (il caso di Gundogan e Özil criticati per l’appoggio a Erdogan). Le cause della disfatta come sempre sono molteplici. Ma l’indiziato è uno solo: «Löw ha appena rinnovato fino al 2022 — ricorda il d.g. tedesco Bierhoff —. Non è il momento di ridiscutere tutto: sono fermamente convinto che continuerà con noi». La differenza tedesca resisterà anche all’urto più violento? In attesa di scoprirlo, dasvidania Germania.