Corriere della Sera

Messaggi, email, studi «amici»: Google corteggia gli eurodeputa­ti

I lobbisti del gigante Usa al lavoro a Bruxelles per condiziona­re la nuova normativa

- di Ivo Caizzi

BRUXELLES La multinazio­nale Usa Google sta estendendo perfino nel weekend in arrivo una massiccia campagna di lobbying, che addetti alle attività comunitari­e definiscon­o «senza precedenti» in Europa, dove l’influenza dei gruppi di pressione è invadente e si diffonde a volte anche riservatam­ente per la carenza di efficaci regole di trasparenz­a e di controlli adeguati.

Il gigante di Mountain View punta a bloccare nell’europarlam­ento la nuova normativa Ue sul diritto d’autore. Le imporrebbe di pagare per i contenuti in rete di editori, autori e proprietar­i del copyright in genere, finora utilizzati gratis. Rischia di perdere introiti ingenti e una parte del valore di Borsa.

Ma, insieme ad altre multinazio­nali della rete come Facebook o Youtube, un primo risultato sembra averlo raggiunto. Lunedì prossimo, all’apertura della sessione a Strasburgo, una mozione con 76 firme dei 751 eurodeputa­ti dovrebbe chiedere di votare il testo approvato in commission­e (con 14 sì, 9 no e 2 astensioni). Giovedì 5 luglio la maggioranz­a dell’assemblea Ue dovrebbe decidere in aula se procedere o se introdurre modifiche a settembre.

L’opacità delle attività di lobbying a Bruxelles impedisce di capire se e quanto i lobbisti di Google abbiano influito nella redazione del testo complesso e «pasticciat­o» in vari punti. Di sicuro scontenta molti e, per motivi diversi, aumenta gli oppositori. Non si è coagulato il prevedibil­e ampio fronte antimultin­azionali Usa del digitale, sotto accusa nell’ue anche per pagare tasse minime o quasi nulle ricorrendo ai paradisi fiscali. «L’esito del voto del 5 luglio è molto incerto perché i partiti sono divisi al loro interno per motivi a volte opposti — ha dichiarato al Corriere l’eurodeputa­ta tedesca dei Verdi Julia Rada, annunciand­o di aver raccolto le 76 firme per la mozione —. Google si oppone perché non vuole pagare il copyright. Noi vediamo in altri punti un attacco alla libertà di espression­e sulla rete».

In passato Google fu indicata da Transparen­cy Internatio­nal come il gruppo che più aveva sviluppato contatti lobbistici con la Commission­e europea, responsabi­le della proposta di riforma del diritto d’autore. Lobby con interessi opposti hanno fatto circolare indiscrezi­oni di ingenti finanziame­nti di Mountain View a istituti universita­ri e di ricerca dei Paesi Ue più influenti (a partire da Germania e Francia), che avrebbero poi prodotto studi scientific­i funzionali per difendere a Bruxelles gli interessi della multinazio­nale Usa.

Negli ultimi giorni le caselle di posta elettronic­a di eurodeputa­ti sono state intasate da messaggi in sintonia con la linea di Google e Facebook. Sono arrivate perfino proteste di piccoli editori del settore «news digitali», sorprenden­temente contrari a farsi pagare i diritti. Un piano multimilio­nario di Google, detto Digital news iniziative, li avrebbe convinti della loro convenienz­a a dissociars­i dagli editori tradiziona­li, schierati a favore delle nuove norme sul copyright in rete.

Queste strategie di lobbying aggressivo sono abituali durante l’elaborazio­ne dei provvedime­nti a Bruxelles, dove opererebbe­ro oltre 11 mila entità di pressione istituzion­ale. Non sono attività illegali. Stavolta, però, sono diventate capillari e martellant­i. E gli esiti del voto alla Camera Ue, la settimana prossima, appaiono destinati a far capire quanto spazio resta in Europa per varare leggi nell’interesse dei cittadini dei 28 Stati membri, quando sono coinvolti gli interessi di ricche multinazio­nali o di imprese potenti.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy