«Ungheria con voi Bisogna proteggere i confini della Ue Le quote? Mai»
Uno schieramento con baricentro a Est a difesa delle frontiere esterne della Ue, inedita alleanza di sovranismi dall’italia all’austria all’ungheria. Su quali basi? Lo chiediamo al ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjártó, braccio destro del premier Viktor Orbán e volto internazionale del partito nazionalpopulista Fidesz.
Quale terreno comune trovano oggi l’ungheria “baluardo” europeo sulla via dei Balcani e l’italia del nuovo governo Lega-m5s crocevia della rotta centro-mediterranea?
«Condividiamo lo stesso obiettivo, come ribadito nel
recente colloquio telefonico con il ministro dell’interno Matteo Salvini: proteggere la sicurezza delle popolazioni europee. L’ungheria vuole una stretta cooperazione con Italia, Austria e Gruppo di Visegrád».
Come si articola questa strategia difensiva?
«Il primo passo è tutelare i confini esterni della Ue, marittimi o terrestri, e le frontiere meridionali della Libia. Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno già dato prova di solidarietà nel dicembre 2017, approvando il finanziamento della seconda fase del piano Ue per la difesa del confine libico con un totale di 35 milioni di euro».
I leader europei che dopo l’emergenza del 2015 trovarono l’accordo con la Turchia di Erdogan per fermare il flusso dai Balcani ora devono concentrarsi sull’africa e darsi nuove regole, ma arrivano al Consiglio Ue divisi al punto da mettere a rischio il principio della libera circolazione nell’area Schengen.
«Sempre più cittadini, partiti e istituzioni riconoscono ormai l’urgenza di affrontare con onestà il dossier immigrazione. Noi ungheresi siamo tra i pochissimi in Europa a non aver mai cambiato linea, dal 2015 a oggi. La nostra posizione è che non dovremmo importare crisi ma portare assistenza agli Stati che ne hanno bisogno. Anziché incoraggiare le migrazioni, aiutare le persone a tornare in sicurezza nei loro Paesi».
Se l’europa raggiungesse un compromesso organico e di sistema, Budapest potrebbe accettare il sistema di quote per la redistribuzione dei richiedenti asilo?
«Sulle quote abbiamo avuto un referendum con un risultato molto netto, come inequivocabile è l’esito delle ultime elezioni (Fidesz ha sfiorato il 50% e ottenuto la super maggioranza dei due terzi, ndr). Non rinunceremo mai al diritto sovrano di decidere chi ammettere sul territorio nazionale. La ripartizione per quote è un sistema evidentemente fallimentare. Lo respingiamo in qualsiasi forma. Occorre affermare con chiarezza che nella Ue si entra solo in modo legale».
Le cancellerie occidentali guardano con apprensione alla cultura autoritaria sempre più radicata nell’europa centro-orientale, che incrocia nazionalismo e stretta repressiva su media e giustizia. Apprensione alimentata da provvedimenti come il recente pacchetto di leggi che in Ungheria criminalizza l’azione delle Ong pro-migranti. Il primo ministro Orbán ha indicato nella democrazia illiberale un modello di riferimento. La democrazia è in pericolo?
«I popoli dell’europa centrale sono autentici combattenti per la libertà, non abdicheranno mai ai loro diritti. Consideriamo queste accuse gravi insulti. In Ungheria stiamo edificando una democrazia autenticamente cristiana sulla base della volontà popolare. La nostra libera scelta merita il rispetto di tutti».
Il progetto
«Stiamo costruendo una autentica democrazia cristiana Tutti ci rispettino»
d Vogliamo una stretta cooperazione con l’italia, l’austria e Gruppo di Visegrád Non rinunceremo mai al diritto sovrano di decidere chi ammettere sul nostro territorio