Centinaio, gli immigrati e l’insalata di riso: fredda
Quando è troppo è troppo, anche sui temi dell’immigrazione. Contro i logori luoghi comuni del buonismo il ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio, ha pronunciato ieri parole definitive. Nella «sua» Pavia — ha accusato l’esponente leghista — gruppi di immigrati non solo se ne vanno in giro a «bighellonare», non si accontentano di usare «telefonini di ultima generazione», ma contestano il cibo protestando perché l’insalata di riso era fredda. Uno scandalo. Non scherziamo — ha chiarito in modo lapidario il ministro — l’insalata di riso «è» fredda. E ci sono concetti su cui la nuova era italica non è disposta ad accettare intimidazioni.
Magari adesso il solito antropologo buonista, o qualche chef orfano della sinistra, salterà fuori a spiegarci che il riso (caldo e senza condimenti) è l’alimento fondamentale per metà della popolazione mondiale, soprattutto in Paesi poveri o in via di sviluppo. O che l’insalata di riso (fredda), sorella della
pasta (fredda) è una variante che si è arricchita negli ultimi anni in una società che ha molto altro da mangiare. E che le sue ricette sono infinite, con migliaia di variazioni, testimonianza storica di libertà (in cucina e col frigo pieno). La nostra Angela Frenda la prepara perfino col latte di cocco.
Chi glielo spiega a questi immigrati bighellonanti e sempre al telefono? E soprattutto, perché dovremmo perdere tempo a spiegarglielo? Che si mangino il riso freddo o caldo a casa loro. Il ministro Gian Marco Centinaio non è mai apparso così vicino ai vertici filosofici del Principe Antonio de Curtis: «Ogni limite — diceva Totò — ha una pazienza».