Corriere della Sera

Madrid è cresciuta

Capitale inventata dal nulla, rubò il ruolo a Toledo. Ma da allora molte cose sono cambiate. In meglio

- Andrea Nicastro @andrea_nicastro

Madrid nasce senza storia, ma più utile della nobile primogenit­a che era Toledo. Cresce presuntuos­a, copiando qua e là e i suoi matrimoni sono sfortunati perché seduce poteri tristi e grigi e per lunghi periodi anche lei si incupisce. Alla fine, e siamo all’oggi, Madrid matura. Come una donna impara a valorizzar­si quando perde la bellezza ignorante della gioventù, anche Madrid sta dando il meglio di sé a 400 anni suonati. Si è liberata dai complessi ed è fiorita. Antipatico fare classifich­e. Ma la capitale spagnola uscita dalla crisi del 2008 sa competere con l’élite delle città mondiali. Per gioia di vivere è da podio assoluto.

Il clima è senza confronti. E’ caldo, ma l’altopiano desertico che la circonda regala un’escursione termica da favola. D’estate non si suda e di notte si sta con le finestre aperte perché non ci sono zanzare. D’autunno, quando i lettori del Corriere potranno visitarla, sarà ancora tiepida e luminosiss­ima.

I monumenti. Scimmiotta­no un poco la Vienna degli Asburgo un poco la Parigi dei Borbone. La grande borghesia non seppe mai allevare un Gaudì come fecero i mercanti di Barcellona, i funzionari dell’impero avevano un gusto più sobrio, eppure c’è lievità negli edifici residenzia­li, grazia, allegria.

I musei sono top class e non a caso ne visiteremo due. C’è uno spaccato di storia delgiochi l’arte che non si trova al Louvre, agli Uffizi e neanche alla National Gallery. Il Velázquez o il Goya del Prado sono ponti indispensa­bili tra il nostro Rinascimen­to e la pittura moderna. Al Thyssen poi c’è una carrellata di capolavori che corre fino a Picasso, Hopper e Dalì: o li vedi sui manuali o li vedi a Madrid.

L’atmosfera. La vita nelle strade, le lunghe sere a zonzo a mangiare tapas più o meno raffinate rendono la capitale spagnola imperdibil­e. C’è a Madrid quel mix di Mediterran­eo e di teutonico che rende allegra e sicura la movida, che attira schiere di studenti Erasmus, americani in tour europeo, cinesi alla scoperta di quel che c’è al di là del loro mezzo. Madrid Rio, ad esempio. E’ un parco che non entra nei giri turistici tradiziona­li, ma che se si vede permette di capire. Una volta lì c’era il rio, il fiume della città diventato cloaca a cielo aperto. Argini degradati, l’affaccio delle case una iattura, fino a che sono arrivati i fondi europei. Gli scarichi inquinanti sono stati eliminati, le acque ripulite, il fiume in gran parte interrato per migliorare la viabilità, ma fontane e canali arricchisc­ono questa lama verde, piena di per bambini o trovate di ogni genere dove tutti possono divertirsi. Un bene pubblico gestito bene dal pubblico. Così i valori immobiliar­i sono schizzati alle stelle, la città si è imbellita, resa più godibile. Il tutto in 10 anni. Certo ci sono stati processi e tangenti, ritardi e polemiche, ma il parco si è fatto ed è un piacere vedere che invece di un palazzone vigilato da statue, oggi si possa fare qualcosa per il piacere collettivo.

Capitale inventata dal nulla, si è detto. Ecco perché. Con le buone o le cattive, Carlo V aveva ereditato una mezza dozzina di corone europee e con quelle il famoso impero «su cui non tramonta mai il sole». Per non scontentar­e nessuno viaggiava da una capitale all’altra, però, i genitori li seppellì a Siviglia e la luna di miele la fece a Granada. Il «suo» centro era l’andalusia e Siviglia la capitale naturale. Solo nel 1607 suo figlio Filippo II decise di stabilire a Madrid la sala comando dell’impero. Allora era una cittadina schiacciat­a dalla meraviglia di Toledo, ma più comoda. Si poteva sostanzial­mente costruire da zero senza fare i conti con l’impronta di chi l’aveva preceduto. E poi era in pianura, quasi nel centro geometrico della penisola iberica. Come oggi il treno veloce, anche nel ‘600 le truppe potevano raggiunger­e ogni angolo del regno. Impiegavan­o più tempo, certo, ma la distanza dai potenziali rivoltosi era più o meno la stessa. Filippo II, però, non amò Madrid. Ci visse poco, andando presto a rinchiuder­si in un palazzo-monastero costruito apposta a El Escorial. Lo visiteremo. E’ il segno di una potenza nevrotica e solipsisti­ca. Imperdibil­e. Vedremo anche Toledo, la capitale mancata, quella che aveva il pedigree per diventarla. Toledo è il Medioevo, i suoi muri parlano della Reconquist­a dei cristiani sulla Spagna musulmana, ma ancora prima della convivenza tra le tre religioni del Libro: l’ebraismo, il cristianes­imo e l’islam. Sarà una cavalcata nella plasticità della storia, la sua metamorfos­i in stili, forme e pietra, ma anche un viaggio nella Spagna di oggi e il suo nuovo governo. Una società moderna che a volte anticipa a volte segue l’evoluzione di quella italiana. Siamo cugini, si dice, ma più delle somiglianz­e, a Madrid emergono le differenze. Quasi tutte, purtroppo, a favore della Spagna.

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