Corriere della Sera

Preferiamo ricordare le sconfitte non le vittorie

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Caro Aldo, sono appassiona­to di storia d’italia. I giorni scorsi hanno segnato il 100° anniversar­io della battaglia del Solstizio che ha avuto luogo sul Piave tra l’esercito italiano e quello austrounga­rico (15-24 giugno 1918). Segnò l’inizio della fine per l’impero austrounga­rico. Questo anniversar­io è stato ricordato con eventi speciali, il 23 giugno all’interno dei Sacrari di Nervesa della Battaglia (Tv) e Fagarè della Battaglia (Tv). Ma non ha trovato spazio sulle colonne del Corriere. Viceversa la vostra testata ha giustament­e dedicato, nell’ottobre 2017, ampio spazio all’anniversar­io della sconfitta di Caporetto, che però non è stata decisiva per l’esito della Prima guerra 1915–1918, come invece lo è stata la battaglia del Piave, del Solstizio. Le chiedo perché in Italia si ama ricordare le nostre sconfitte e non, nella stessa misura, anche le vittorie?

Simone Pueroni Caro Simone, nel novembre scorso il Corriere ha dedicato due pagine alla resistenza sul Piave e sul Grappa. Sono d’accordo però con lei su un punto: preferiamo ricordare le sconfitte, non le vittorie. Addirittur­a in rete — quando ci renderemo conto del male che sta facendo l’egemonia del web? — circola la leggenda che la battaglia di Vittorio Veneto non sia mai esistita. E vedrà che qualcuno ora scriverà che è davvero così; quando alla fine di ottobre nell’offensiva sul Grappa e sul Piave le perdite furono in percentual­e più gravi dei giorni neri del Carso.

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