Mediaset, ancora scontro con Vivendi No al voto dei francesi in assemblea
Pier Silvio Berlusconi: con loro parliamo attraverso gli avvocati. Il progetto paneuropeo
MILANO L’obiettivo è sempre lo stesso: creare un gruppo europeo per tentare di sfidare le grandi corporation Usa e i colossi tech Google, Amazon e Netflix. Ciò che cambia è l’ambizione di essere i protagonisti principali, gli alfieri del necessario (e auspicato) consolidamento tra broadcaster televisivi e produttori di contenuti. «Siamo molto interessati a fare qualcosa in Europa — dice Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset — un progetto del quale saremmo motore, locomotiva trainante». «È un dossier presente in tutti i piani strategici dei principali gruppi», aggiunge il presidente Fedele Confalonieri. Una possibile alleanza su scala europea — con le altre emittenti free che hanno un modello simile a quello del gruppo di Cologno Monzese — è un vecchio refrain. Che al momento è confinato ad accordi commerciali che riguardano i diritti e la vendita degli spazi pubblicitari online, come la piattaforma EBX, una partnership di cui fanno parte Mediaset Italia, Mediaset Espana, Prosiebensat.1 e TF1. Lo spartito era lo stesso quando Mediaset firmò l’accordo con Vivendi ad aprile 2016, che prevedeva uno scambio di partecipazioni e il conferimento della paytv Premium ai francesi. Quell’intesa — che immaginava la nascita di un colosso pan-europeo di contenuti e piattaforme distributive — naufragò solo pochi mesi dopo sulla valutazione difforme della tv a pagamento del Biscione da parte del gruppo presieduto ora da Yannick Bolloré (figlio di Vincent) oggetto ora di un contenzioso che si trascina in tribunale con una richiesta di risarcimento danni per 1,5 miliardi di euro.
Le dispute legali tra i due gruppi proseguono e non può essere altrimenti, visto che Vivendi resta pur sempre un socio rilevante di Mediaset, con una quota del 9,6% detenuta direttamente. Ieri per l’assemblea degli azionisti del Biscione il consiglio di amministrazione ha deliberato di non consentire al delegato di Simon — il trust a cui sono intestate fiduciariamente le azioni di Vivendi pari al 19,9% del capitale di Mediaset per effetto della decisione dell’agcom che ha imposto ai francesi di scendere sotto il 10% essendo azionista rilevante anche di Tim — l’accesso ai lavori opponendosi alla richiesta di esercitare i relativi diritti di voto. La decisione è stata assunta sulla base di pareri legali esaminati dal board, ritenendo che le azioni «sono state acquistate in violazione» degli impegni assunti da Vivendi nei confronti di Mediaset nel contratto di vendita di Premium.