Corriere della Sera

NAVIGATORI DEL TEMPO

L’appuntamen­to Genova coinvolta in una festa di musica e cultura da Costa Crociere che compie 70 anni. E che, come altre dinastie di armatori liguri, ha reinventat­o il dna del territorio INTUITO E LEGAMI CON LA CITTÀ RITRATTO DI FAMIGLIA (IN MARE)

- di Francesco Cevasco

Armatô a Zêna? Un armatore a Genova? Ma che domanda! Hai presente i panda? Non è che sono tutti spariti, ma sono una razza in via di estinzione». Il vecchio portuale in pensione che ha passato una vita a caricare e scaricare sacchi di juta pieni dalle navi mercantili e poi è passato a tirar su e giù scalette per far salire e scendere i passeggeri dalle navi da crociera esagera con il pessimismo (un classico qui a Genova), ma dice una solenne verità.

Di quei nomi che suonavano solenni in città resta soltanto un’eco lontana. Costa risuona ancora con la Costa crociere ma si parla in un’altra lingua, l’inglese delle multinazio­nali. Non più l’italiano corretto in pubblico e il genovese con amici e parenti che usava il patriarca Angelo non a caso anche presidente di Confindust­ria negli anni della ricostruzi­one italiana del Dopoguerra.

Un uomo potente che nascondeva la sua forza economica e politica sotto il classico understate­ment genovese. La sua flotta dominava i mari, portava merci e passeggeri, non c’era porto dove la sua compagnia di navigazion­e non fosse conosciuta.

Vestito in maniera elegante e sobria, preferiva gli abiti grigi ma non troppo scuri e nemmeno troppo chiari. Cattolico, liberale, rispettoso delle istituzion­i era, come si diceva, un patriarca. Tanti figli, tantissimi nipoti, aveva stabilito una regola ferrea: i maschi allo «scagno», a lavorare in ditta, le donne venivano «liquidate» con tanti soldi ma non avevano voce in capitolo nella gestione dell’azienda di famiglia. Negli anni del boom non si è mai azzardato a girare per le strade di Genova con un’auto che fosse più presuntuos­a di una Millecento Fiat (aveva anche una Lancia Fulvia ma la esibiva poco).

Tutto il contrario del suo collega-rivale Alberto Ravano che arrivò ad avere più di ottanta navi. Il figlio di Alberto, Carlo, ha voluto rimarcare la differenza tra le due grandi famiglie di armatori genovesi con un libretto intitolato «97 traversate» (quante ne ha fatte lui dell’atlantico). Poco rispettoso del parlare a bassa voce, che invece è tipico dei genovesi, Carlo si è lasciato andare a una colorata aneddotica.

Racconta di quanto i Ravano fossero cosmopolit­i: noi parlavamo almeno tre lingue, i Costa no. Di quanto le signore Ravano fossero «eleganti e bellissime» mentre le Costa erano «dimesse, tendenti allo sciatto». Parla dello splendore e del benessere di Genova, città «matrigna» che lo fece emigrare a Montecarlo. Delle macchine i Ravano sono sempre stati appassiona­ti: alle Fiat dei Costa rispondeva­no con Ferrari, Mercedes, fuoriserie come la Lancia Bilambda.

Ma i grandi armatori genovesi sono stati anche altri. Come dimenticar­e i Cameli? Nella famiglia entrò Daniela Bianchi, la prima Bond girl italiana (Tatiana Romanova in «Dalla Russia con amore») andata in sposa ad Alberto Cameli. Ma non fu certo questo l’unico merito.

O la famiglia Fassio. Con il fondatore della compagnia di navigazion­e, Ernesto, il primo a capire che gli americani, subito dopo la guerra, ti davano per quattro lire le loro navi «Liberty» e tu potevi usarle per costruire un impero del mare. I nomi sono tanti, sono stati tanti, ma non splendono più come in quegli anni d’oro anche se molti armatori hanno trovato strade alternativ­e. Come i Costa che dall’acqua dei mari sono passati all’acqua degli acquari che è «edutainmen­t», cioè attività culturali, ricreative, di studio, ricerca scientific­a, ma anche un bel business. O sono tornati alle origini riproponen­do il mitico «Olio Costa».

Chi naviga ancora, con il suo nome ben esposto sulle murate, le fiancate, delle sue navi è l’armatore Messina.

Ma, come dice un esperto di shipping sessantenn­e, «quando ero ragazzino e facevo il fattorino consegnavo venti buste al giorno agli armatori. Oggi chi fa quel lavoro, una ogni tanto».

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La nave da crociera Costa Diadema, l’ultima arrivata della flotta, attraccata al porto di Genova
Dialogo La nave da crociera Costa Diadema, l’ultima arrivata della flotta, attraccata al porto di Genova
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A sinistra, dall’archivio storico di Costa Crociere, la Anna C., la prima nata della pionierist­ica linea C del 1948
Memoria A sinistra, dall’archivio storico di Costa Crociere, la Anna C., la prima nata della pionierist­ica linea C del 1948

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