Negramaro, festa allo stadio senza dimenticare chi soffre
Sangiorgi: un brano può essere politico anche se non cita i partiti
MILANO Il mare. Elemento centrale nel racconto per immagini del concerto dei Negramaro a San Siro, seconda tappa del loro tour negli stadi. Nella prima parte dello show acqua azzurra e onde sottolineano la malinconia e le incertezze di «Estate». Il mare è anche elemento tragico. Gli schermi tornano blu a metà serata. È il momento di «Per uno come me», canzone dell’ultimo album «Amore che torni», racconto del dramma di due migranti che stanno per affogare. «I romanzi ci hanno abituati alla frase “Terra!” come esclamazione, punto di arrivo. Adesso si dice “Terra...” con i puntini di sospensione,
dDramma umano I migranti sono vite umane: mi sembra che se ne discuta come sacchetti di plastica spersi in mare
“no, lì non si può attraccare”. La canzone parla di chi deve essere salvato per proteggere il suo sogno di invecchiare. I migranti sono vite umane, mi sembra che se ne parli come di sacchetti di plastica dispersi nel mare», raccontava nel pomeriggio Giuliano Sangiorgi.
Presentando il disco qualche mese fa disse che davanti a una scena del genere anche Salvini si getterebbe in mare a salvarli. «Lo penso ancora. E penso che lo farebbe anche il più infame di quelli che posterà sui nostri social “scrivi canzoni e non parlare di politica”. Le persone non possono morire in mare che ormai sembra un cimitero liquido». Non gli strappa un sorriso nemmeno il meme che girava nei gorni scorsi in cui il ministro dell’interno li ribattezzava solo Amaro. «Queste cose possono accrescere l’ego mediatico di un politico. Non è il momento di ridere, ma di prendere posizione. E una canzone può essere politica, anche se non parla direttamente delle nostre scelte di voto». Una riflessione va anche a Roberto Saviano: «Pensare di togliergli la scorta è Voce Giuliano Sangiorgi ieri sul palco. Il leader e fondatore dei Negramaro è nato a Nardò (in provincia di Lecce) il 24 gennaio 1979) (foto Elena di Vincenzo) una leggerezza. La mafia è una cosa pessima, chi la combatte va tutelato senza essere soggetto a confusioni di nessun tipo». Il concerto, due ore e 20 minuti, parte con cinque pedane cubiche che portano in giro per il palco Andrea, Lele, Ermanno, Pupillo e Danilo. Giuliano balza fuori dal mezzo. La scenografia non va alla ricerca di effetti speciali, metri quadri di alta definizione.
Semplicità per dare spazio alla storia ventennale della band. Dieci anni fa la prima volta in uno stadio. Proprio qui. «È stato un percorso fitto. La cosa più importante è il lavoro di team che c’è sempre stato: di noi sei e di chi lavora con noi fino all’ultimo facchino. Non diventi artista con una chitarre e un telefonino», spiegava Andrea Mariano, tastierista e anima elettronica della band.
«Al di là dei numeri (ieri circa 45 mila persone, ndr), siamo orgogliosi di questa storia che è nata indie e lo è ancora visto che abbiamo rinnovato il contratto con la Sugar di Caselli. È bello vedere che oggi l’indie ha successo e molti tornano agli stilemi di Rino Gaetano o Venditti senza strizzare l’occhiolino all’america come fa invece la trap».
Il vento crea problemi. Disturba l’audio (blackout totale su «Se tu la mia città») e terrà in bilico la sorpresa nei bis. In scaletta c’è «Senza fiato», duetto virtuale con Dolores O’riordan, la voce dei Cranberries scomparsa a gennaio. Il progetto dello spettacolo prevede che Giuliano voli a 15 metri legato da un’imbragatura e canti da lassù. «Nelle prove mi si chiudevano cuore e gola. Il volo è il modo per fare da tramite fra il pubblico e la distanza ultraterrena e di rendere eterna una grande voce», diceva. Ha appena annunciato che lui e la compagna, la scrittrice e sceneggiatrice Ilaria Macchia, aspettano un figlio. «Nascerà a novembre. Abbiamo fatto un post per condividere la notizia, ma tornerà tutto nei meandri della privacy. Non metteremo foto del neonato/a (non ha svelato il sesso, ndr) sui social». ● Tra le prossime date dell’«amore che torni Tour stadi 2018» ci sono: il 30 giugno all’olimpico di Roma, il 5 luglio allo stadio Adriatico di Pescara, l’8 luglio al San Filippo di Messina e il 13 luglio a Lecce, allo stadio Via del Mare