Aspettando Neymar, il Brasile va Paulinho e Silva spengono la Serbia
La Seleçao domina ma il c.t. Tite ha due problemi: Gabriel Jesus e gli infortuni
le eliminazioni della Serbia nella fase a gironi nelle 3 partecipazioni da nazione indipendente MOSCA Aspettando Neymar, il Brasile va avanti. Una sorpresa basta e avanza: il Mondiale tira un sospiro di sollievo, dopo aver perso la Germania e rischiato di perdere Messi e Cristiano Ronaldo.
Il Brasile c’è, magari non ruba ancora l’occhio ma c’è. Negli ottavi di finale affronterà il miracolato Messico, a Samara, il 2 luglio. Manca ancora il vero Neymar — che alterna qualche giocata preziosa con una serie di errori insoliti sotto porta — e Gabriel Jesus è evanescente, ma il contorno sembra solido. Coutinho è stato decisivo per la terza gara consecutiva, nelle prime due con i gol e in questa con un assist. Paulinho, proprio nell’azione dell’1-0, ha dato lezione su come ci si inserisce da centrocampo e si conclude a rete. Thiago Silva è stato semplicemente il migliore, con un doppio intervento a metà del secondo tempo che ha dato la svolta finale alla partita. Al 20’ ha salvato a porta vuota un colpo di testa di Mitrovic, che aveva approfittato di un’uscita sbagliata da Alisson, che soffre troppo la sua situazione di calcio mercato: tutti sanno che vuole andare al Real Madrid, ma gli spagnoli non hanno ancora offerto la cifra che chiede la Roma. Al 23’, approfittando anche di uno scontro tra Miranda e Mitrovic, che l’arbitro ha deciso di non fischiare attribuendo al serbo il primo contatto, ha segnato il 2-0 di testa, su corner battuto da Neymar.
Coutinho e Paulinho sono compagni di squadra al Barcellona, ma ci sono arrivati per vie traverse. Il primo è stato sacrificato da Klopp sull’altare di Salah e Mané. «Cou» era quello che ci metteva più tempo a recuperare dopo gli allenamenti sugli scatti ripetuti e il calcio di Klopp è quello: continui strappi degli attaccanti. In uno stile di gioco meno frenetico e un po’ più ragionato, invece, l’ex interista mostra tutta la sua classe. Paulinho era stato accolto con grande scetticismo perché veniva dal campionato cinese (tre stagioni al Guangzhou) e in molti pensavano che non fosse più adatto a un grandissimo club. Si sbagliavano.
Il vero problema del c.t. Tite, che ha vinto 19 delle 24 partite alla guida della Seleçao, sono gli infortuni che hanno colpito soprattutto i terzini: Dani Alves prima del Mondiale (non convocato), Danilo (coscia) e ieri Marcelo (schiena). L’esterno del Real Madrid è stato costretto a uscire dal campo dopo soli 9 minuti e ha lasciato il posto a Filipe Luis, che è un usato sicuro ma non forma con Fagner la coppia di terzini più forte del mondo. Tite ha anche Douglas Costa tra gli indisponibili e, in un torneo corto come il Mondiale, l’aspetto fisico è fondamentale.
La Serbia ha cercato di controllare la partita, sperando di portarla in parità il più avanti possibile per cercare il colpo nel finale. Ci è riuscita per mezzora, dove ha sofferto poco, guidata soprattutto dai due vecchi califfi Matic e Kolarov. È bastato però un errore di Kostic, che non ha seguito l’inserimento di Paulinho, per guastare il piano di Krstajic. Nella ripresa i balcanici hanno attaccato a testa bassa per 20 minuti e creato almeno tre occasioni per pareggiare, mancando però di qualità e fortuna nell’ultimo tiro. La Serbia esce soprattutto per il clamoroso errore dell’arbitro tedesco Brych nel match contro la Svizzera, ma ancora una volta ha dimostrato di avere grandi talenti che si fermano a un passo dell’esplosione definitiva. Ieri sera, ad esempio, Milinkovic-savic.