Appalti Expo per il Tribunale di Milano Trento archivia, Greco critica Cantone
Il pm: «Indagini rovinate dai ritardi dell’anac». Poi precisa: «Ma il suo lavoro è encomiabile»
MILANO Dall’anac di Raffaele Cantone alla Procura di Milano, da Milano a Brescia, da Brescia a Venezia, e da Venezia a Trento, alla fine il giro giudiziario dell’oca sugli appalti comunali con fondi Expo per l’informatica del Tribunale di Milano volge in archiviazione: dopo una carambola di rimbalzi del fascicolo, determinata dalle incompetenze territoriali fatte valere dai rispettivi uffici giudiziari, da ultima la Procura di Trento ha chiesto e ottenuto dall’ufficio gip l’archiviazione dell’esposto che l’autorità nazionale anticorruzione nella primavera 2017 inviò ai pm di Milano per gli eventuali profili penali di turbativa d’asta in 18 delle 72 procedure d’appalti del Comune di Milano per l’informatica del Tribunale, finanziate nel 2010-2015 con circa 8 dei 16 milioni di euro di fondi Expo 2015 in forza di un decreto legge nel 2008.
La novità può forse dare un contesto all’altrimenti enigmatica frase del procuratore milanese Francesco Greco ieri in Aula magna alla presentazione del «Bilancio sociale» degli uffici giudiziari: l’anac «ha trasmesso numerosi illeciti da cui si potevano desumere fatti di corruzione», ad avviso di Greco però vanificati dal fatto che «il ritardo con cui le notizie sono state trasmesse, e soprattutto le modalità di acquisizione di documentazione presso gli enti coinvolti, hanno determinato una discovery anticipata, sostanzialmente rendendo inutili ulteriori indagini nei confronti di soggetti già allertati». Cantone non replica, l’anac fa però filtrare «fastidio e meraviglia», e in serata Greco definisce «il lavoro di Cantone encomiabile: abbiamo solo indicato un problema tecnico sulla necessità di poter utilizzare quello che loro ci mandano in maniera più tempestiva».
Difficile orientarsi se non si scopre il tortuoso trattamento dell’esposto Anac sugli appalti comunali con fondi Expo per il Tribunale allora presieduto da Livia Pomodoro (ieri presente in Aula magna). L’anac ravvisava violazioni del codice degli appalti, illeciti affidamenti diretti senza bando, artificiosi frazionamenti, immotivate convenzioni con enti esterni come la Camera di commercio, e potenziali conflitti di interesse nei tavoli tecnici; il Comune ribatteva di aver operato solo su indicazioni dei magistrati milanesi e del ministero.
Finora si sapeva solo che Milano, dopo aver a lungo soppesato il da farsi, aveva trasmesso gli atti (senza indagati) a Brescia, Procura competente sull’eventuale coinvolgimento di toghe milanesi. Ma ora si scopre che anche Brescia si era spogliata del fascicolo a favore di Venezia perché uno dei collaboratori del presidente Pomodoro sui temi dell’innovazione, Claudio Castelli, era nel frattempo diventato presidente della Corte d’appello di Brescia. Ma Venezia, poiché uno dei magistrati che secondo l’anac avevano fatto una verifica tecnica su uno degli appalti era in servizio nel distretto di Venezia, a sua volta aveva spedito il fascicolo
L’esposto L’anticorruzione aveva inviato un esposto sugli affidamenti senza gare nell’informatica
Labirinto
Il fascicolo Anac è rimbalzato da Milano a Brescia, da qui a Venezia, infine a Trento
alla Procura di Trento, oggi guidata dall’ex pm milanese e poi bresciano Sandro Raimondi ma in quel momento diretta dal reggente Marco Gallina. Ritrovatasi con il cerino in mano di un fascicolo ormai oggettivamente ingiallito, la Procura di Trento ha cercato di non perdere ulteriore tempo, e nel giro di pochi mesi il pm Carmine Russo ha steso una richiesta di archiviazione (a carico di ignoti) motivata tutta su profili di diritto escludenti rilevanza penale. E circa un mese e mezzo fa il gip di Trento ha accolto l’archiviazione.