Salute, il caso di Reggio Calabria «Solo il 50% di visite nei tempi»
La giungla delle liste d’attesa, dal monitoraggio in Lombardia al caos sardo
una serie di domande su lunghezza delle liste e provvedimenti adottati per accorciarle. Le informazioni serviranno anche per aggiornare il piano nazionale, fermo al 2010-2012. Il quadro in molte aree è migliorato, grazie a correttivi e investimenti di soldi e personale. Altrove invece non ci sono stati che temporanei e poco percepibili miglioramenti. C’è molto da lavorare perché l’immagine che gli italiani hanno della sanità pubblica dipende appunto da questa specie di cartina di tornasole. Nel grafico proposto dal Corriere sono indicate le percentuale di prestazioni cosiddette differibili (dunque non urgenti né di attesa breve) soddisfatte entro la norma (30 e 60 giorni).
I dati provengono da fonti regionali, la discrepanza può dipendere dalle modalità di rilevazione, ad esempio se riguardano la disponibilità di posti alla prenotazione (ex ante) oppure rilevate a prestazione finita (ex post). In Lombardia l’assessore Giulio Gallera punta sul monitoraggio continuo e sull’accessibilità degli utenti che possono controllare le posizioni sul sito ufficiale. In Umbria, guerra dell’amministrazione di Catiuscia Marini al drop out, il pessimo vizio di non disdire.
Accanto alle virtuose collocate oltre il 90% ci sono le realtà che stanno cercando di risalire la china. Le criticità sono sovrapponibili: prescrizioni inutili, meccanismi poco chiari dell’intramoenia, raccomandazioni, mancanza di centri di prenotazione unici che costringe a chiamare più call center per trovare un buco in agenda, macchinari desueti, personale contato.
In Sardegna è appena scattato un piano con azioni urgenti. Fulvio Moirano, direttore generale dell’assessorato alla Sanità: «Il problema è a monte. Il 95% delle impegnative non ha l’indicazione del codice di priorità e può succedere che chi ha bisogno di
Le criticità Trasparenza e centri di prenotazione. I questionari del governo alle Regioni
una visita urgente la veda programmata dopo sei mesi. Noi puntiamo sulla tracciabilità per eliminare il fenomeno delle prestazioni non registrate, i casi in cui cioè il cittadino va direttamente dal professionista senza passare attraverso i canali istituzionali».
Nel Lazio si è appena concluso un piano straordinario: i pazienti prenotati oltre i tempi previsti sono stati richiamati a casa per anticipare l’appuntamento. «La sorpresa è che molti non hanno voluto cambiare», dice l’assessore Alessio D’amato. In Puglia il consigliere pd Fabiano Amati è attaccato per una proposta di legge: «Sospensione dell’intramoenia quando i tempi di attesa vengono sforati».