Corriere della Sera

Occupazion­e, il rischio di fare aumentare contenzios­i e sommerso

- Enrico Marro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROMA Contratti a termine che possono durare al massimo 2 anni e non più 3; ritorno delle causali per rinnovare gli stessi, ma per un massimo di 4 volte anziché 5; un contributo aggiuntivo dello 0,5% su ogni rinnovo; forte aumento dell’indennità sui licenziame­nti illegittim­i: ora può oscillare tra 4 e 24 mesi di stipendio, da domani sale da 6 a 36 mesi. Con questo pacchetto che apre il cosiddetto «decreto dignità» il ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio, ha annunciato di aver «licenziato il Jobs act» del governo Renzi. Ma sarebbe sbagliato attendersi un calo

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di lavoratori con i contratti a termine (circa il 12% del totale) e un aumento uguale di quelli con i contratti «a tutele crescenti» (la novità principale del Jobs act non viene infatti messa in discussion­e dal decreto). L’esperienza dice che un imprendito­re che ha assunto una persona a termine non lo 1 prende poi in forma stabile solo perché rinnovare il contratto diventa più complicato e un pochino più costoso. Più facile che, sopratutto nelle mansioni che non richiedono particolar­i competenze, l’imprendito­re assuma un’altra persona, sempre a termine, o trovi altri escamotage. Più in concreto, il decreto può contrastar­e gli abusi che certo ci sono, ma col rischio di aumentare il contenzios­o e il sommerso.

L’indennità di licenziame­nto va da 6 a 36 mesi. Rinnovi, contributi maggiorati

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