Ludopatia, il «no» di tv, aziende e calcio «Serve un confronto»
ROMA Il mondo cattolico e le associazioni impegnate nella lotta alla piaga della ludopatia esultano. Invece, le aziende di giochi e scommesse legali, che vivono delle giocate regolamentate, e le emittenti, gli editori e le società di calcio che beneficiano di pubblicità e sponsorizzazioni che arrivano dal settore sono molto preoccupate per gli effetti economici negativi che potrebbero derivare dal divieto assoluto di qualsiasi forma di pubblicità su giochi e scommesse. Ieri è uscito allo scoperto il presidente della Lega serie A, Gaetano Miccichè, che si è detto «preoccupato per la tenuta occupazionale e lo sviluppo del calcio italiano e del suo indotto e per il rischio che si incrementi il ricorso al gioco d’azzardo clandestino». L’industria del calcio, prosegue Miccichè «è tra le prime dieci in Italia e occupa, direttamente e indirettamente circa 130 mila persone. Per tutelare questo settore 3 è necessario individuare soluzioni che possano coniugare gli interessi delle varie parti in gioco. A questo fine invito i soggetti interessati alla creazione di un tavolo di confronto e di lavoro indirizzato all’individuazione di soluzioni concrete per il contrasto alla dipendenza da gioco e preservino l’occupazione e l’indotto del settore». Sarà questa una delle parti del decreto dove si annuncia più battaglia in Parlamento.
Miccichè: preoccupato per la tenuta occupazionale, serve un tavolo di lavoro