«Conti in ordine». La linea di Tria
Il ministro: ridurremo il rapporto debito-pil. Niente manovra bis, la flat tax sarà progressiva
ROMA Nonostante il leggero rallentamento dell’economia la manovra correttiva dei conti pubblici nel corso dell’anno non ci sarà, ma si eviteranno anche «misure che possano peggiorare i saldi di finanza pubblica». E se per il 2019 e gli anni successivi il governo chiederà alla Ue un po’ di flessibilità, rinviando di un anno o due il pareggio di bilancio, «non ci saranno atti dell’esecutivo che metteranno in dubbio la tenuta dei conti: fino a prova contraria non ce ne sono stati e su questo c’è unità nel governo».
Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, conferma in Parlamento la linea della prudenza sulla finanza pubblica e la progressività nell’attuazione delle riforme, dalla flat tax al reddito di cittadinanza. La «discontinuità» a volte invocata dalla stessa maggioranza «non significa far saltare i conti pubblici» dice Tria, mentre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ribadisce che «non è solo il ministro dell’economia ad avere questa premura. Io e tutti i ministri abbiamo cura di tenere i conti in ordine».
A chi lo accusa di parlare come il suo predecessore, Pier Carlo Padoan, che lo ascolta dai banchi delle Commissioni Bilancio, Tria contesta «l’idea che la discontinuità si veda sul deficit o sulla spesa. Non è mandando all’aria i conti che si è discontinui». Il ministro ribadisce che le priorità del governo sono «continuare a ridurre il rapporto tra il debito ed il prodotto
La discontinuità non si deve vedere sul deficit o sulla spesa Non è mandando all’aria i conti che si è discontinui
interno lordo», aumentare la spesa in conto capitale, per gli investimenti, lasciando ferma quella corrente. E soprattutto limitarsi ad evitare «un peggioramento del saldo strutturale», quello cui guarda la Ue. La «regola» di Bruxelles vuole una riduzione del deficit di almeno 0,6 punti di pil all’anno (per l’italia 8-10 miliardi nel 2019) fino ad arrivare al pareggio.
Per Tria è un percorso «troppo drastico»: il governo, aggiunge il ministro dell’economia, cercherà un accordo con la Ue per posticipare l’equilibrio di bilancio, oggi fissato al 2020. Un po’ di margine serve per attuare il programma di governo, e «se si verificherà il rallentamento dell’economia, sarebbe sbagliato fare una manovra restrittiva, pro-ciclica».
Limitarsi a «non peggiorare» il saldo strutturale del bilancio renderebbe molto più facile scongiurare gli aumenti dell’iva previsti per il 2019 e permetterebbe l’avvio del programma Lega-m5s, anche se in modo graduale. «Il governo ha un programma progressivo, di legislatura, per l’implementazione dei punti del contratto, nell’ambito delle compatibilità di finanza pubblica» ha detto Tria, annunciando la creazione di tre «task force» con i ministri interessati, per approfondire le riforme del fisco, del welfare e la spinta sugli investimenti pubblici. Dovranno verificare gli andamenti della spesa, e produrre simulazioni sull’impatto delle riforme sull’economia.
«Non si tratta di rinviare i provvedimenti», ma di studiarli bene. A cominciare «dalla riforma delle imposte dirette», cioè il progetto della flat tax, «con l’obiettivo prioritario di ridurre gradualmente
Sul fisco l’obiettivo prioritario è ridurre gradualmente il carico sui redditi bassi e medi e la piccola impresa
Il pareggio
Il governo chiederà alla Ue di poter rinviare il pareggio di bilancio previsto nel 2020
il carico sui redditi bassi e medi e la piccola impresa» dice Tria, allontanando l’ipotesi di un taglio fiscale drastico. Si farà gradualmente, e all’inizio potranno servire anche le coperture «una tantum» della pace fiscale. Esclusa l’ipotesi della patrimoniale, Tria è convinto che servano gli investimenti pubblici, scesi anche se «è per quelli che avevamo chiesto flessibilità alla Ue», per rilanciare la crescita. Senza quel cambio di passo su quel fronte, sarà difficile ottenere altre concessioni dall’europa. «Credo che la mia vita come difensore dei conti pubblici in questo governo sarà molto più facile di quella vissuta dal mio predecessore con il suo esecutivo».