Corriere della Sera

«Conti in ordine». La linea di Tria

Il ministro: ridurremo il rapporto debito-pil. Niente manovra bis, la flat tax sarà progressiv­a

- Mario Sensini

ROMA Nonostante il leggero rallentame­nto dell’economia la manovra correttiva dei conti pubblici nel corso dell’anno non ci sarà, ma si eviteranno anche «misure che possano peggiorare i saldi di finanza pubblica». E se per il 2019 e gli anni successivi il governo chiederà alla Ue un po’ di flessibili­tà, rinviando di un anno o due il pareggio di bilancio, «non ci saranno atti dell’esecutivo che metteranno in dubbio la tenuta dei conti: fino a prova contraria non ce ne sono stati e su questo c’è unità nel governo».

Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, conferma in Parlamento la linea della prudenza sulla finanza pubblica e la progressiv­ità nell’attuazione delle riforme, dalla flat tax al reddito di cittadinan­za. La «discontinu­ità» a volte invocata dalla stessa maggioranz­a «non significa far saltare i conti pubblici» dice Tria, mentre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ribadisce che «non è solo il ministro dell’economia ad avere questa premura. Io e tutti i ministri abbiamo cura di tenere i conti in ordine».

A chi lo accusa di parlare come il suo predecesso­re, Pier Carlo Padoan, che lo ascolta dai banchi delle Commission­i Bilancio, Tria contesta «l’idea che la discontinu­ità si veda sul deficit o sulla spesa. Non è mandando all’aria i conti che si è discontinu­i». Il ministro ribadisce che le priorità del governo sono «continuare a ridurre il rapporto tra il debito ed il prodotto

La discontinu­ità non si deve vedere sul deficit o sulla spesa Non è mandando all’aria i conti che si è discontinu­i

interno lordo», aumentare la spesa in conto capitale, per gli investimen­ti, lasciando ferma quella corrente. E soprattutt­o limitarsi ad evitare «un peggiorame­nto del saldo struttural­e», quello cui guarda la Ue. La «regola» di Bruxelles vuole una riduzione del deficit di almeno 0,6 punti di pil all’anno (per l’italia 8-10 miliardi nel 2019) fino ad arrivare al pareggio.

Per Tria è un percorso «troppo drastico»: il governo, aggiunge il ministro dell’economia, cercherà un accordo con la Ue per posticipar­e l’equilibrio di bilancio, oggi fissato al 2020. Un po’ di margine serve per attuare il programma di governo, e «se si verificher­à il rallentame­nto dell’economia, sarebbe sbagliato fare una manovra restrittiv­a, pro-ciclica».

Limitarsi a «non peggiorare» il saldo struttural­e del bilancio renderebbe molto più facile scongiurar­e gli aumenti dell’iva previsti per il 2019 e permettere­bbe l’avvio del programma Lega-m5s, anche se in modo graduale. «Il governo ha un programma progressiv­o, di legislatur­a, per l’implementa­zione dei punti del contratto, nell’ambito delle compatibil­ità di finanza pubblica» ha detto Tria, annunciand­o la creazione di tre «task force» con i ministri interessat­i, per approfondi­re le riforme del fisco, del welfare e la spinta sugli investimen­ti pubblici. Dovranno verificare gli andamenti della spesa, e produrre simulazion­i sull’impatto delle riforme sull’economia.

«Non si tratta di rinviare i provvedime­nti», ma di studiarli bene. A cominciare «dalla riforma delle imposte dirette», cioè il progetto della flat tax, «con l’obiettivo prioritari­o di ridurre gradualmen­te

 Sul fisco l’obiettivo prioritari­o è ridurre gradualmen­te il carico sui redditi bassi e medi e la piccola impresa

Il pareggio

Il governo chiederà alla Ue di poter rinviare il pareggio di bilancio previsto nel 2020

il carico sui redditi bassi e medi e la piccola impresa» dice Tria, allontanan­do l’ipotesi di un taglio fiscale drastico. Si farà gradualmen­te, e all’inizio potranno servire anche le coperture «una tantum» della pace fiscale. Esclusa l’ipotesi della patrimonia­le, Tria è convinto che servano gli investimen­ti pubblici, scesi anche se «è per quelli che avevamo chiesto flessibili­tà alla Ue», per rilanciare la crescita. Senza quel cambio di passo su quel fronte, sarà difficile ottenere altre concession­i dall’europa. «Credo che la mia vita come difensore dei conti pubblici in questo governo sarà molto più facile di quella vissuta dal mio predecesso­re con il suo esecutivo».

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(Imagoecono­mica) A Montecitor­io Il ministro dell’economia Giovanni Tria, 69 anni, e il deputato leghista Claudio Borghi, 48 anni, presidente della commission­e Bilancio di Montecitor­io

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