Corriere della Sera

«Le scelte fatte da Di Maio? Ci vuole altro sul Jobs act Vitalizi e pensioni, no ai tagli»

Camusso: nel governo cose insopporta­bili, altre interessan­ti

- di Enrico Marro

ROMA Qualcuno lo ha già ribattezza­to il decreto Cgil.

Susanna Camusso sorride. «Allora gli mando la nostra Carta dei diritti ferma in Parlamento — ironizza la segretaria generale Cgil — così scoprirà quello che secondo noi va fatto per riformare davvero il mercato del lavoro».

Il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, dice che ha «licenziato il Jobs act».

«Pur andando nella direzione giusta, non è un intervento organico. Tra gli annunci e la sostanza c’è molta differenza. Ci vuole altro per “licenziare” il Jobs act».

Che cosa?

«Beh, solo per cominciare, la Cgil ritiene giusto introdurre le causali sui contratti a termine ma sarebbe logico farlo fin dall’inizio. Sui licenziame­nti, va bene aumentare l’indennizzo, ma se non si reintroduc­e il diritto al reintegro, come pure il Movimento 5 Stelle aveva promesso, non si va al cuore del problema. In sintesi si tratta di un intervento parziale mentre sarebbe indispensa­bile riorganizz­are tutta la legislazio­ne come facciamo nella Carta dei diritti».

Eppure il primo decreto è contro la precarietà: molto di sinistra, o no?

«Porsi il tema di combattere la precarietà è più che giusto e in parte lo si fa. Poi siamo preoccupat­i perché, per esempio, si torna a parlare di reintrodur­re i voucher che sono in palese contraddiz­ione con la reintroduz­ione delle causali. Se vogliamo dire cosa ho trovato davvero di sinistra è la lotta al gioco d’azzardo».

I voucher servono per la vendemmia, dicono.

«Anche l’altra volta cominciò così e sappiamo dove si era arrivati prima che la Cgil prendesse l’iniziativa del referendum. Siamo contro i voucher, tanto più in agricoltur­a, dove resta il problema di una lotta efficace al caporalato».

Vede anche lei il dualismo nel governo tra una linea più di destra di Salvini e una più di sinistra di Di Maio?

«Non inseguo dietrologi­e. Alcune cose sono assolutame­nte insopporta­bili, come le affermazio­ni e le decisioni sui migranti. Altre sono interessan­ti. Piuttosto mi pare tardivo il pentimento di chi si accorge ora che non doveva esserci questa coalizione tra queste due forze politiche».

Meglio se il Pd avesse tentato il governo con i 5 Stelle?

«È acqua passata».

Come si riorganizz­a la sinistra?

«Provando a superare lo choc della sconfitta e a ragionare sui motivi che l’hanno provocata. Poi pensando alle cose da fare».

La Cgil che contributo può dare?

«Il contributo più importante è fare bene il suo lavoro. Da quanti anni abbiamo sollevato il tema della precarietà, ma nessuno ci ha ascoltato?».

Segretario, che ne pensa della direttiva che abolisce i vitalizi per gli ex deputati?

«Che l’incipit è giusto, ma la soluzione è sbagliata. È vero che c’è stato un eccesso di norme favorevoli in passato, ma la soluzione del ricalcolo col contributi­vo rischia di aprire la strada a un taglio di tutte le pensioni».

Di Maio dice che verranno ricalcolat­e quelle superiori a 4 mila euro.

«È vero, c’è un problema di solidariet­à. Si intervenga con un contributo sulle pensioni più ricche da redistribu­ire all’interno del sistema. Nel 1996, quando si introdusse il calcolo contributi­vo, si affiancò con la pensione complement­are. Le persone sulle quali si vorrebbe intervenir­e non avrebbero ora la possibilit­à di usufruirne. La proposta del ricalcolo è sbagliata perché non siamo davanti a privilegi o regali, ma a pensioni maturate secondo le regole allora vigenti».

Non è che boccia la proposta perché Di Maio ha detto che ora tocca alle «pensioni d’oro dei sindacalis­ti?».

«E quali sarebbero? Siamo lavoratori dipendenti che applicano le leggi anche quando sono in distacco. Se qualcuno ha violato le norme si intervenga col massimo di rigore».

Forse Di Maio si riferisce alla legge Mosca del ’74 che ha consentito a decine di migliaia di persone il riscatto agevolato degli anni passati nei sindacati e nei partiti.

«Dei furbi si è giustament­e occupata la magistratu­ra».

Cosa pensate di flat tax, quota 100 sulle pensioni e reddito di cittadinan­za?

«Siamo assolutame­nte contrari alla flat tax, il prelievo andrebbe reso più progressiv­o, anche con una patrimonia­le, invece che alleggerir­lo sui più ricchi. Quota 100 soddisfa le esigenze di parte dei lavoratori ma lascia irrisolto il problema delle pensioni per i giovani e per i lavoratori discontinu­i. Quanto al reddito di cittadinan­za, se è una misura per i poveri, basta rendere universale il Reddito d’inclusione, se diventa lo strumento, insieme alle politiche attive e alla formazione, per l’inseriment­o al lavoro, è decisament­e più interessan­te».

«Se il reddito di cittadinan­za è per i poveri basta rafforzare quello d’inclusione»

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