Corriere della Sera

«Ora più equilibrio tra chi crea contenuti e i big che li usano»

Il presidente Siae difende le nuove norme

- di Martina Pennisi @martinapen­nisi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Stiamo assistendo a un’opposizion­e aggressiva e un po’ miope: la direttiva può aiutare l’intera industria culturale, che in Italia dà lavoro a quasi un milione di persone e ha opportunit­à di crescita importanti».

Filippo Sugar, dirigente dell’omonima casa discografi­ca e presidente della Siae, non ha dubbi sulla bontà della riforma in discussion­e a Bruxelles.

Wikipedia (solo in Italia) ha incrociato le braccia definendol­a «disastrosa».

«Loro, a dire il vero, sono esclusi perché non agiscono a titolo commercial­e».

Contestano di essere una no profit ma di avere una licenza d’uso commercial­e e criticano l’articolo 11, che impone il pagamento per l’utilizzo dei contenuti dei giornali.

«Ripeto: non capisco la posizione così netta che hanno assunto. Nel testo c’è un riferiment­o chiaro all’esclusione delle encicloped­ie online».

Perché sostiene l’approvazio­ne della direttiva?

«Mira a equilibrar­e il rapporto fra chi crea e chi utilizza i contenuti. Da una parte ci sono gli interessi della grande industria creativa europea, dell’altra quelli della grande industria digitale americana».

In mezzo ci sono gli utenti e il futuro di Internet.

«Guardi, se passa questa direttiva l’utente sarà ancor più tutelato: oggi spesso non si rende conto di essere lui il responsabi­le delle violazioni del diritto d’autore. E potrà godere di maggiore qualità online e del lavoro di autori e giornalist­i remunerati in modo adeguato».

Accordi con i vari Facebook e Google sono già in essere. Non si rischia di mettere sotto pressione le società più piccole?

«Al contrario. È anche una questione di concorrenz­a fra le piattaform­e. Pensi a Spotify: non usa gli user-generated-content

e deve siglare accordi con gli aventi diritto. Il suo primo concorrent­e è Youtube, che sfrutta anche il materiale caricato da terzi dicendo di non poterlo controllar­e nella sua interezza. È concorrenz­a sleale e c’è una sproporzio­ne fra quanto pagano le due società ai detentori dei diritti».

Il cosiddetto «value gap». Cosa dice invece dell’uso consentito di materiale protetto?

«Sono le piattaform­e e i proprietar­i dei diritti a dover lavorare insieme per applicare sistemi di identifica­zione e remunerazi­one».

Il ministro del Lavoro, Di Maio, è contrario su tutta la linea.

«Gli ho chiesto di incontrarc­i. Bisogna definire in termini concreti che cosa può significar­e la norma dal punto di vista occupazion­ale».

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Al vertice Filippo Sugar, 46 anni, presidente Siae
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