Corriere della Sera

Quei bimbi morti di migranti italiani

- di Gian Antonio Stella

«Durante il viaggio in nave la bimba mi prese la febbre, una febbre sempre più alta, la vegliavo giorno e notte, non sapevo cosa fare. Una notte la sentii gemere, sudava freddo, tremava; cercai di scaldarla e tenermela vicino, ma all’improvviso smise di tremare. Era morta. Morta. Forse perché non c’erano medicine, forse perché il medico non c’era; non so. Forse aveva preso una febbre mortale».

«Me la strapparon­o dalle braccia, la fasciarono stretta stretta da capo a piedi e le legarono una grossa pietra al collo; di notte, alle due di notte, con quelle onde così nere, la calarono giù, in mare. Io urlavo, urlavo, non volevo staccarmi da lei, volevo annegare con la mia piccola; mi tennero ferma con le braccia, degli uomini credo. Io non volevo che la mia bambina così piccola finisse in quel mare così freddo, così scuro, certamente divorata dai pesci. Volevo essere sepolta con lei, mi pareva di proteggerl­a, difenderla, perché non la divorasser­o. Non volevo lasciarla sola, povera bambina, invece mi tennero indietro mentre la buttavano giù. Quel tonfo in acqua, non posso dimenticar­lo». La mamma emigrante che ricorda lo strazio di perdere una figliolett­a durante il viaggio verso il continente mille volte sognato durante l’attesa di partire, nei lunghi mesi trascorsi a vendere tutto per raccoglier­e i soldi e pagare la nave non è eritrea, non è senegalese, non è nigeriana... È Amalia Pasin, una veneta che, partita col marito Giovanni da Villafranc­a Padovana nel 1923, avrebbe tanti anni dopo raccontato la sua tragedia a Francesca Massarotto Raouik, autrice di un bellissimo libro di testimonia­nze, «Brasile per sempre. Donne venete in Rio Grande do Sul». Donne mosse tutte dalla stessa speranza: «catàr fortuna». Lì, nel «Brasil taliàn» pieno di immigrati nostri ed evocato da una canzone struggente: «Italia bella, mostrati gentile / i figli tuoi non li abbandonar­e / sennò se ne van tutti nel Brasile / non si ricordan più di ritornare...». Alcuni fecero i soldi. Altri no. Ad agosto a volte fanno ancora festa cantando un «forrò» brasileiro in veneto ricordando la ricotta, la polenta e il baccalà: «ohi puina la bèla puina / la polentina con el bacalao». I loro bambini morti nella traversate, però, tantissimi, non li hanno dimenticat­i mai. E se vedono alla tivù le immagini di bimbi spiaggiati sulle spiagge italiane, loro, ancora oggi un sussulto ce l’hanno. Non scrivono su facebook «buon appetito ai pesci»…

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy