Windtre: escono i russi Con 2,5 miliardi i cinesi di Hutchison al 100%
MILANO Divorzio in Windtre: la società di telecomunicazioni nata nel 2016 dalla fusione tra H3G e Wind Telecomunicazioni, per effetto della joint-venture paritetica tra la conglomerata di Hong Kong Ck Hutchison e i russi di Vimpelcom ora Veon, sarà controllata al 100% dai cinesi, che hanno messo sul tavolo 2,45 miliardi euro per rilevare la metà del capitale.
Windtre è il terzo operatore mobile italiano e ha sempre avuto nelle tariffe a basso prezzo, più che nella rete, la propria forza. Ora la sfida è più complicata, con l’ingresso di nuovi attori nel mercato italiano come il francese Iliad di Xavier Niel, che ha preso in affitto la rete di Windtre (in ottemperanza agli accordi con l’antitrust europeo ai tempi della fusione tra Wind miliardo di euro
Il contributo del 50% di Windtre al margine operativo lordo di Ck Hutchison nel 2017 e Tre). Con una politica di prezzi molto concorrenziali, Iliad ha costretto anche i big come Tim e Vodafone a lanciare marchi low cost. Windtre si sta attrezzando con nuove offerte commerciali ma il direttore finanziario, Frank John Sixt, ha detto a Bloomberg di «non essere particolarmente preoccupato dall’ingresso di Iliad nel mercato italiano». Che resta dunque «interessante», come lo ha definito in una nota Ck Hutchison, guidata da Jeffrey Hedberg dopo l’uscita di Maximo Ibarra nell’aprile 2017. L’acquisizione del 100% di Windtre «garantirà forti guadagni per gli anni a venire, incrementando l’utile per azione e rappresentando un eccellente valore per gli azionisti». Canning Fok, co-managing director, ha spiegato che «spera di continuare a investire nel futuro digitale dell’italia, a vantaggio dei consumatori e delle imprese di tutto il Paese». Nel 2017 la proprietà del 50% di Windtre ha contribuito per 1 miliardo di euro al margine operativo lordo e per più di 800 milioni all’ebit operativo di pertinenza di Ck Hutchison.
Veon ha annunciato, contestualmente all’uscita da Windtre, l’offerta di acquisto degli asset di Global Telecom Holding in Pakistan e Bangladesh: «Una parte dei proventi sarà usata per acquisire gli asset di Gth — spiega una nota — e la restante per ridurre il debito». Al termine dell’operazione la conglomerata russa con sede ad Amsterdam si aspetta un guadagno netto di circa 940 milioni di euro e «un rapporto di indebitamento netto pro-forma di circa 1,8 volte, significativamente al nostro target ratio di 2,0». Ora vuole «aumentare il valore per gli azionisti — spiega il presidente esecutivo di Veon, Ursula Burns — attraverso un portafoglio più mirato e ottimizzato».
Il completamento dell’accordo resta soggetto ad approvazione regolamentare nell’ue e in Italia. L’intesa dovrebbe concludersi nel terzo trimestre del 2018.