Corriere della Sera

L’incantesim­o giallo continua la Svezia entra tra le prime otto

Fisico e gioco all’italiana, basta un autogol per piegare la Svizzera

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Paolo Tomaselli

SAN PIETROBURG­O Lo hanno fatto ancora. E adesso il giro di campo degli svedesi in trionfo sembra non finire mai, come la loro capacità di stupire. Si abbraccian­o, dopo aver salutato in modo composto gli avversari uno per uno. Mandano baci alle mogli, salutano giovani padri in tribuna col neonato nel marsupio. Il viaggio mondiale della squadra che ha eliminato l’olanda nelle qualificaz­ioni, l’italia al playoff e la Germania nel girone del Mondiale, continua nello stesso modo in cui era cominciato: con fisicità, compattezz­a, fame e buona sorte. La Svezia non è mai brillante, ma è d’acciaio e batte la Svizzera come aveva sconfitto gli azzurri nel doppio confronto di novembre: con un autogol imparabile e definitivo. E adesso forse si può dirlo: gli azzurri hanno perso contro una squadra, piccola, modesta, grezza. Ma una squadra vera, che gioca all’italiana senza vergognars­i, come invece capita agli italiani. «Potremmo fare molte cose in modo migliore — riconosce il c.t. Andersson — ma se i ragazzi lottano fino alla morte, chi se ne importa?. Adesso vogliamo vincere anche la prossima partita».

La Svezia si compatta in pochi metri con una doppia linea strettissi­ma, i giocatori non sbagliano mai il posizionam­ento e le distanze tra loro e la difesa, comandata da

Granqvist in versione Franco Baresi, ha la capacità di arretrare fino a pochi metri dal proprio portiere, senza mai perdere la lucidità. E senza mai fallire un duello aereo. Così la Svizzera fa la stessa fine degli azzurri quasi senza accorgerse­ne, scivolando lentamente dal piano inclinato che gli svedesi con pazienza riescono a piegare a loro piacimento. La squadra di Petkovic finirà col 64% di possesso di palla, senza sapere che farsene. Perché in area non si entra, ogni seconda palla finisce nella zona delle maglie gialle e col passare dei minuti ogni ripartenza svedese scalfisce le fragili certezze di una squadra che senza Schar e Lichtstein­er ha troppa paura di sbilanciar­si.

Non a caso la parata più difficile del pomeriggio la fa Somme su una girata velenosa di Berg. La partita si distingue per una serie di errori tecnici da brividi, come quelli di Zuber ed Ekdal in zona gol. Ma ogni valutazion­e snobistica sul fatto che una delle due entrerà tra le migliori 8 del Mondiale lascia il tempo che trova. Anche perché la Svezia nel secondo tempo accelera il ritmo e preme, andandosi a prendere la vittoria: un tiro di Forsberg — l’anti-ibra per eccellenza — dal limite dall’area, viene toccato da Akanji e diventa impossibil­e da parare. Il ragazzo col papà nigeriano si presenta in zona interviste col cappuccio: la speranza è che non riceva minacce e insulti

Avanti

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Lotta

Il c.t. Andersson: «Potremmo fare di più, ma lottiamo fino alla morte e va bene così»

razzisti, come quelle che hanno colpito alcuni suoi colleghi durante il Mondiale.

La «Nati» invece non colpisce nessuno. Anche se Forsberg ribatte un pallone sulla linea e Olsen deve parare un colpo di testa di Seferovic. Ma l’occasione migliore è ancora svedese in pieno recupero: l’arbitro prima assegna il rigore ed espelle Lang per fallo su Olsson, poi si corregge e dà punizione. Quanto basta perché i minuti passino. E l’incantesim­o giallo continui. Senza una precisa data di scadenza.

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(Ap) Increduli I giocatori svedesi festeggian­o il passaggio ai quarti di finale

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