Esagerato anche nel talento disturba chi ama la mediocrità
Fa cose che altri campioni fanno o hanno fatto, ma a lui non si perdonano
MOSCA A Maradona si perdonava tutto: i gol di mano diventavano locomotive lanciate a bomba contro l’ingiustizia e le squalifiche per doping erano vizi privati che nulla c’entravano con il calcio. A Neymar non si perdona niente, perché simula (come quasi tutti i calciatori), irride l’avversario (come quasi tutti i calciatori con tecnica raffinata) e si crede un fenomeno (come tutti i campioni, altrimenti non diventi campione).
Il Mondiale, naturalmente, moltiplica per cento il pro e il contro, ma con Neymar è sempre contro, con percentuali bulgare dei votanti. O Ney sta antipatico a pelle e tutti vedono le contorsioni (davvero brutte) dopo il «pestoncino» del messicano Layun, che avviene comunque con Neymar fuori dal campo. Layún va bene perché è «garra», grinta. Neymar va male perché è «chorao», frignone.
Il talento, che dovrebbe essere la prima dote di un calciatore, si ribalta in colpa. Eppure Neymar è il calciatore che ha subito più falli in tutto il Mondiale: 23 (Messi 15 e Cristiano Ronaldo 14). Eppure Neymar, a 26 anni, ha già segnato 57 gol con la Seleçao, ha superato Romario (55), tallona Ronaldo Nazario (62) e insegue Pelé (77). Eppure Neymar in 9 partite di Coppa del Mondo (Brasile 2014 e Russia 2018) ha segnato 6 gol e servito 2 assist. Eppure lo ha fatto con 38 tiri nello specchio della porta mentre Messi e Cristiano Ronaldo, per segnare lo stesso numero di gol ai Mondiale, ne avevano usati 67 Decisivo Neymar segna il primo gol verdeoro in Brasilemessico 2-0 (Afp) e 74. Eppure ha messo il piede in 20 gol delle ultime 19 partite del Brasile (11 reti e 9 assist). Eppure, eppure, eppure…
Non ha aiutato la sua immagine il trasferimento truffaldino al Paris Saint Germain, ma anche in questo caso Neymar si è preso più critiche di chi ha elaborato tutto il piano che ha ridicolizzato il Fair play finanziario presentato a suo tempo da Michel Platini come il rimedio a tutti i mali finanziari del pallone moderno. E non lo aiuta neppure aver capito subito che Parigi è una meravigliosa gabbia dorata, dalla quale vorrebbe fuggire al più presto per buttarsi tra le braccia del Real Madrid, a costo di passare lui per il re dei traditori e Florentino Pérez per l’imperatore del mercato.
Viene un dubbio: non sarà che Neymar ha troppo talento per un mondo che preferisce riconoscersi nell’aurea e diffusa mediocrità?