Corriere della Sera

Un caso la mossa di Salvini

Sentenza sui fondi al partito, chiesto un incontro al Quirinale. Il Pd: grave

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Pasqualett­o apasqualet­to@corriere.it

Dopo la sentenza sui 49 milioni che la Lega deve restituire allo Stato, ieri il partito di Salvini ha aperto il fronte chiedendo un incontro al Quirinale: «Democrazia colpita». Il Pd: «Grave tirare in ballo il Colle». Il Csm parla di «toni inaccettab­ili». I 5 Stelle: magagne dell’era Bossi.

Il procurator­e capo di Genova, Francesco Cozzi, invita alla prudenza ricordando che non è stato disposto ancora alcun sequestro: «Innanzitut­to, bisogna attendere il nuovo provvedime­nto dei giudici del Riesame e poi, nel caso in cui i principi affermati dalla Cassazione venissero recepiti, si dovrà capire se è necessario attendere una nuova definizion­e del procedimen­to, dando per scontato che l’ordinanza sarà impugnata». Insomma, i tempi potrebbero allungarsi. Ma la via sembra segnata. Quando tutto sarà definito, «se daranno retta alla Cassazione, succederà che per tutti i conti riferibili al partito verrà eseguito il provvedime­nto di sequestro, a meno che non cambi la legge». Tradotto in soldoni, significa confisca di qualsiasi somma di denaro, attuale e futura, riferibile alla Lega fino al raggiungim­ento dei 48 milioni e 969 mila euro. Somma che è considerat­a provento della truffa sul finanziame­nto pubblico per la quale nel luglio 2017 sono stati condannati il capo storico Umberto Bossi, l’ex tesoriere Francesco Belsito e tre ex revisori contabili, per fatti commessi dal 2008 al 2010. «Se andrà così la Lega verrà ridotta a un partito senza risorse per i prossimi 50 anni», calcola l’avvocato Giovanni Ponti, difensore del Carroccio che ha seguito passo passo la vicenda giudiziari­a. «La Cassazione si è spinta un po’ oltre — aggiunge — e, in ogni caso, è ingiusto che gli errori di dieci anni fa si ripercuota­no sulla gestione attuale e futura. Voglio dire, non è possibile che i fondi di sostentame­nto della Lega, frutto di legittime liberalità, vengano confiscati come tema di reato. Su questo ci batteremo fino in fondo perché c’è il rischio di non riuscire a fare attività politica».

Rischio che Matteo Salvini ha subito colto, passando al contrattac­co: «Processo politico». Il procurator­e non ci sta: «Dire che è un processo politico è come dire che un chirurgo quando opera compie un intervento politico su un paziente perché è di un partito o di un altro. La Procura di Genova lavora solo su profili tecnici». E, osservando cos’è accaduto tecnicamen­te nel corso del procedimen­to, lancia una stoccatina: «Se la prenda con il Parlamento che si è costituito parte civile...».

Il fatto è che le casse del Carroccio non sono floride. Domanda: che fine hanno fatto quei 49 milioni di euro? «Un partito costa, costano le campagne elettorali, costa il personale, costa la struttura», spiega Ponti.

Sul punto, un ex revisore della Lega è andato giù pesante consegnand­o in Procura un esposto con l’accusa di riciclaggi­o. Secondo la denuncia molti denari sarebbero stati spostati in altri conti. Si è parlato di Lussemburg­o e di Banca Sparkasse. Ragione per cui la Procura ha aperto un fascicolo con quell’accusa e disposto un’acquisizio­ne di documenti nella filiale milanese dell’istituto bolzanino.

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