Stop agli arrivi, la linea sovranista di Kurz
In Ballhausplatz, nel palazzo asburgico della cancelleria di Vienna, Sebastian Kurz riceverà oggi il ministro dell’interno tedesco Horst Seehofer. Trentun anni il primo, 68 il secondo. Entrambi iscritti per chiara fama al nuovo club dei sovranisti europei, falchi anti immigrazione. «Ci incontriamo per ragionare, non per decidere». Prima del via libera dei socialdemocratici tedeschi alle «zone di transito», alle deportazioni nei «Paesi di primo approdo» ed eventualmente «ai respingimenti alla frontiera» sarebbe impossibile calcolare le ricadute per l’austria. «Non prenderemo alcun impegno che gravi sul popolo austriaco» ha detto il giovane Kurz. I due partono da interessi lontani: il tedesco vorrebbe rimandare in Austria i clandestini che arrivano da Sud, l’austriaco non li vorrebbe riprendere. Hanno però due vantaggi che permettono loro di capirsi. Entrambi pensano a terre, l’austria e la Baviera, che non hanno il mare. Nel 2016 si chiuse la rotta balcanica, ma i migranti continuarono ad arrivare sui barconi in Italia per poi risalire via terra. Ma per il premier austriaco «passano i nostri confini ancora centinaia ogni settimana». Troppi. Chiudere la frontiera del Brennero è costoso, ma possibile. Sul mare è più difficile, soprattutto in termini di vite umane perdute. Il secondo vantaggio è che sono entrambi sovranisti. «Finalmente anche a Berlino è passata la linea dell’interesse nazionale» ha esultato Kurz. Se la Germania chiude, a cascata tutti hanno il diritto di farlo. Roma compresa.seehofer ha telefonato al ministro italiano Matteo Salvini. Si incontreranno a Innsbruck mercoledì prossimo prima del vertice Ue dei ministri dell’interno. Lì nel nome del sovranismo potrà nascere la nuova Europa delle frontiere chiuse. «Combatteremo — ha detto Kurz — per eliminare la rotta del Mediterraneo».